Biathlon
Biathlon, Coppa del Mondo 2018: stagione da incorniciare per l’Italia. Continuità, podi e la ciliegina della staffetta mista
La stagione del biathlon è andata in archivio ieri, con l’ultima tappa di Coppa del Mondo a Tyumen. È stato un anno lungo e ricco di soddisfazioni per l’Italia, che ha brillato sia al maschile che al femminile con una certa continuità. Lo testimonia un dato su tutti: sono 16 i podi ottenuti (Olimpiadi comprese), tra gare individuali e staffette (maschile, femminile e mista). È mancata solo la chicca del record di 17, risalente alla stagione 1993-94. Un’era fa, perché da allora sono cambiati i format di gara, i materiali e soprattutto il livello generale, evidentemente cresciuto. Fattori che rendono ancor più soddisfacente la stagione italiana.
Dalla prima all’ultima tappa di Coppa, un atleta azzurro (o una staffetta) è sempre salito sul podio, a testimonianza della qualità dell’intero movimento. Da Oestersund fino a Tyumen, passando per PyeongChang, perché questa è stata soprattutto la stagione olimpica. Dai Giochi l’Italia è uscita con due preziosissime medaglie di bronzo: una di queste è arrivata dalla staffetta mista, che si è confermata a distanza di quattro anni pur cambiando un’interprete (Lisa Vittozzi al posto di Alexia Runggaldier). Gli azzurri si sono confermati interpreti di spicco di questo format perché dopo le Olimpiadi è arrivata un’ulteriore conferma anche in Coppa del Mondo, con il trionfo di Kontiolahti valso anche la Coppa di specialità.
Ma la nota più lieta della stagione è sicuramente Lisa Vittozzi. La sappadina, a 23 anni, ha proseguito il suo percorso di crescita: se la scorsa era stata la stagione del primo podio in Coppa del Mondo, questa è stata quella della conferma. Determinata e precisa, quest’anno ha navigato a lungo nella top ten, con tre apparizioni nella top tre, più cinque nelle staffette, compresa la mista di PyeongChang con una frazione di lancio da urlo. Non mancano i rimpianti (sprint e mass olimpiche su tutte), ma le occasioni per ripetersi verranno, perché Lisa è destinata ad essere la punta del biathlon azzurro negli anni a venire. Un ruolo che nel frattempo spetta ancora a Dorothea Wierer, quest’anno confermatasi una volta di più tra le big del circuito. La 27enne si è giocata fino all’ultimo la Coppa del Mondo generale (seppur con pochissime chance) e quella dell’inseguimento in una stagione in cui è salita complessivamente nove volte sul podio, con il fiore all’occhiello della vittoria nell’individuale a Ruhpolding. Peccato per le Olimpiadi, in cui Wierer ha pagato oltremodo le condizioni estreme che le hanno impedito di esprimersi al meglio, unica macchia in una stagione, l’ennesima, di alto livello.
Ma se queste sono le quattro punte azzurre non mancano altre soddisfazioni. Come Thierry Chenal, che si è ben comportato nella stagione di debutto in Coppa del Mondo (due volte sul podio in staffetta), e Thomas Bormolini, oppure Nicole Gontier ha spesso fatto la sua parte in maniera egregia nelle staffette. Sono mancate, invece, per motivi diversi, Alexia Runggaldier e Federica Sanfilippo, con quest’ultima autrice di un bel duello con Laura Dahlmeier nella staffetta di Ruhpolding.
Cala così il sipario su un’altra stagione lunga e appassionante, con l’Italia capace di esprimersi a grandi livelli sia individualmente, che di squadra (terza al femminile e quinta al maschile nella classifica per Nazioni). Insomma, un’annata da incorniciare ma senza accontentarsi, perché le premesse per proseguire alla grande nella prossima stagione ci sono tutte.
alessandro.tarallo@oasport.it
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Foto: Fisi-Pentaphoto