Ciclismo
Ciclismo, il caso Froome divide. Mauro Vegni:”L’UCI dovrebbe fermarlo, noi non possiamo nulla”
La presenza di Chris Froome alla Tirreno-Adriatico, in partenza oggi ritorna ad agitare gli animi, non solo in gruppo, visto che in molto storcono il naso (è la prima volta che torna a correre in Italia dai Mondiali di Toscana): anche i direttori dei GT non vedono di buon occhio la partenza del keniano bianco. Non tanto, sia chiaro, perché non possa essere al via, ma perché l’UCI, massimo organismo della bicicletta non ha battuto ciglio nonostante la non negatività ad un broncodilatatore proibito. Dalle colonne di “Repubblica” il primo a lanciare l’allarme è Christian Prudhomme, direttore del Tour de France: “Che l’UCI non abbia trovato una soluzione rapida è una cosa insensata, non normale“.
Anche il MPCC, Movimento per un Ciclismo Credibile, chiede che gli organizzatori delle corse abbiano maggiori poteri: “Si dia agli organizzatori il potere di rifiutare la presenza di un corridore sotto inchiesta“. Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia e della Tirreno-Adriatico, invece frena: “Non possiamo arrogarci un diritto che solo l’UCI può avere. […] Qui Froome corre perché non è stato sanzionato. Quando e se lo sarà, dovrà fermarsi, ma gli si tolga la Vuelta, non quel che ha vinto dopo“.
Froome infatti è uno dei favoritissimi per la vittoria nella Corsa dei Due Mari. A tal proposito Nibali sottolinea: “Una corsa tecnicamente viene devastata dalla presenza di un corridore con una squalifica pendente“.
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Foto: Profilo Twitter Vuelta
roberto.santangelo@oasport.it