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Formula 1
F1: il fumo della Ferrari? Niente di preoccupante, conseguenza del nuovo regolamento
Nel corso dei test di Barcellona che si sono tenuti qualche settimana fa, tanti sono stati i particolari aerodinamici e meccanici provati dalle nuove monoposto del Mondiale di F1 2018. Si sono notati appendici sull’avantreno, sensori all’altezza delle ali per valutare i flussi e dispositivi per accertare l’efficacia del corpo vettura. Tutte soluzioni per uno scopo preciso: acquisire informazioni.
Ebbene ad attirare l’attenzione dei più curiosi è stato anche un altro aspetto riguardante la Ferrari. La SF71H ha evidenziato una particolare produzione di fumo dal retrotreno, creando agli occhi degli appassionati qualche dubbio sull’affidabilità della monoposto di Maranello. Il mistero, se così lo possiamo definire, è stato presto svelato: quando si avvia un motore a combustione, il basamento si riempie d’olio; viene utilizzata la cosiddetta valvola di sfiato per convogliare l’olio vicino al collettore di aspirazione ed il fumo dell’olio motore viene bruciato liberando la nube bianca. Parliamo, nel caso specifico, di sistemi adeguati al regolamento 2018: i propulsori adottano uno sfiato per liberare direttamente in aria il lubrificante combusto.
Nel 2017, sfruttando una falla regolamentare, le squadre potevano invece iniettare un’altra specifica di olio ricca di particolari sostanze che andavano ad ottimizzare la fase di combustione. Un espediente, da quest’anno, non più attuabile. In più la Rossa è caratterizzata da un sistema di scarico dell’olio sotto la luce posteriore, rendendo ancor più visibili i “fumi” emessi. Niente di preoccupante.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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