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Giro delle Fiandre 2018: Matteo Trentin e l’occasione attesa per un’intera carriera. Finalmente sui muri fiamminghi da capitano

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Dopo una vita da gregario arriva finalmente l’occasione più attesa per Matteo Trentin: l’azzurro, passato in inverno dalla Quick-Step Floors alla Mitchelton-SCOTT, domani sarà il leader della formazione australiana al Giro delle Fiandre. Praticamente mai il trentino ha avuto al servizio tutta la squadra per potersi giocare una Classica Monumento: con la compagine di Davide Bramati, infatti, ha sempre dovuto svolgere lavoro in appoggio dei propri capitani che difficilmente hanno fallito (vedi Philippe Gilbert proprio nel 2017 sulle pietre fiamminghe).

Mi sento davvero bene. Riposare mercoledì mi ha permesso di tornare a casa, fare un paio di buoni allenamenti e mi ha dato anche un po’ di tempo per ricaricare la batteria al 100% per domenica. Penso che il Fiandre di quest’anno sarà probabilmente una delle gare più equilibrate dell’ultimo decennio. Non c’è un corridore favorito da seguire, in quanto le ultime gare sono state vinte da corridori diversi e con podi diversi. Ovviamente la squadra leader sarà la Quick-Step, ma ogni scenario resta aperto in quanto neanche loro hanno a disposizione un vero e proprio favorito. Ci sono almeno dieci corridori che possono vincere domenica e io sono tra questi”.

Parole fiduciose alla vigilia per Trentin, uno che quando ha corso con il peso del ruolo di capitano ha difficilmente fallito: per lui già sono arrivati successi in tutte le grandi corse a tappe, con anche altre vittorie di prestigio in giro per il mondo. Ora però si punta a diventare grandi in una Monumento: le qualità e la forma ci sono tutte per provare a mettere a segno il colpaccio. Nelle ultime uscite ha chiuso nel primo gruppo sia ad Harelbeke che alla Gand-Wevelgem, riuscendo a farsi vedere all’attacco sui muri fiamminghi. Anche alla Milano-Sanremo era davanti, provando addirittura a beffare il poi vincitore Vincenzo Nibali (Trentin è partito in discesa, si è avvicinato al siciliano ma poi si è rialzato senza forze all’ultimo chilometro).

Nello scontro diretto con Greg Van Avermaet e Peter Sagan l’azzurro sembra ancora un gradino indietro: soprattutto per quanto riguarda i muri più difficili, l’alfiere della Mitchelton-SCOTT potrebbe pagare il cambio di passo del campione olimpico o del campione del mondo. In una gara lunga e dagli scenari che cambiano repentinamente però c’è spazio per inventarsi qualcosa e provare a sfruttare uno spunto veloce che è davvero irresistibile.

 





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gianluca.bruno@oasport.it

Foto: Pier Colombo

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