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Rugby, Sei Nazioni 2018: cinque sconfitte, ma la crescita c’è. Serve un ulteriore salto di qualità

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Si è chiuso con il terzo Whitewash consecutivo il Sei Nazioni 2018 per la nazionale italiana di rugby: una vittoria alla banda guidata da Conor O’Shea nella manifestazione continentale manca ormai dal 2015. Cinque sconfitte in altrettante partite, una partenza a rilento con una leggera crescita sul finale: non può arrivare alla sufficienza il voto per gli azzurri in questo torneo, come ribadito anche da Sergio Parisse in più occasioni. Ci sono però spiragli di luce dietro a questo buio prolungato: sembra intravedersi la possibilità di un possibile cambio di rotta. 

La partita con la Scozia dell’Olimpico di ieri, persa allo scadere per soli due punti con un calcio degli ospiti al 79′, ma non solo, devono essere da stimolo verso gli appuntamenti futuri, a partire dai Test Match estivi. Gli azzurri contro gli scozzesi e anche con la Francia in quel di Marsiglia, hanno dimostrato di giocarsela praticamente alla pari, difettando però in qualità fisica e tecnica nei momenti decisivi (soprattutto dal 60′ in poi). Spesso e volentieri agli azzurri sono venute a mancare le energie nell’ultimo quarto di gara e i cambi non hanno dato nuova linfa al XV tricolore.

Chi si auspicava un cambio di prestazioni da subito, non è stato accontentato. C’è bisogno di attendere ancora. Il lavoro delle franchigie in Pro 14 però non è vano: tantissimi giocatori sono cresciuti di livello, per quanto riguarda i singoli infatti l’Italia sembra aver trovato un paio di giocatori che non hanno nulla da invidiare al top internazionale. Non si possono non citare Sebastian Negri e Matteo Minozzi, incredibili dalla prima all’ultima partita. La seconda linea della Benetton Treviso si è adattato alla grande al ruolo e ha fatto da spalla perfetta ad un Sergio Parisse non ancora al top: un ball carrier eccezionale, in grado di spaccare in due tutte le difese avversarie, anche le più fisiche. Discorso simile, a livello offensivo, per l’estremo delle Zebre, che magari paga qualcosa a livello fisico, ma recupera tutto con gli interessi con la velocità e l’agilità. Menzione va fatta anche per i mediani: Marcello Violi e Tommaso Allan si sono ben comportati nelle tante difficoltà tricolori.

Difficile parlare (per l’ennesima volta) di un possibile cambio nel torneo, con l’inserimento della Georgia al posto dell’Italia: gli azzurri comunque non hanno preso le classiche imbarcate in ogni incontro e hanno fatto vedere di cavarsela bene contro avversari che fanno parte dell’élite mondiale. Il confronto diretto con i georgiani però ci sarà a novembre: lì non si potrà assolutamente sbagliare.

 





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Foto: FIR (Utilizzo Editoriale)

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