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Baseball, troppi stranieri in Serie A. Le nuove regole penalizzano gli italiani. Così Tokyo 2020 diventa un miraggio

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La stagione del baseball ha preso il via lo scorso weekend. Tante sono state le novità, dopo un inverno a dir poco rovente. I club della oramai defunta IBL hanno dovuto arrendersi al volere della FIBS, che ha fatto partire il nuovo corso con l’obiettivo chiaro e preciso di rilanciare questo sport. Il nuovo campionato ha così preso il nome di Serie A1, ma anche la Federazione ha dovuto accettare un compromesso: nel primo anno le squadre iscritte sono 10 e non 12 come inizialmente auspicato. Un numero che verrà raggiunto (si spera) nel 2019, quando saranno quattro le promosse dalla A2.

Ma le novità hanno riguardato anche la composizione del roster. Quest’anno le squadre potranno essere composte da un massimo di 26 atleti, equamente ripartiti tra Atleti di Formazione Italiana (AFI) e non (non AFI), senza alcun obbligo sul loro utilizzo in campo. Ovvero niente più distinzione tra italiani e comunitari ma solamente tra quest’ultimi e gli stranieri. Una norma che ha fatto e sta facendo ancora discutere. Lo scopo è quello di far crescere il movimento dando più spazio ai giocatori italiani ma in realtà l’effetto potrebbe essere opposto, almeno in un primo momento, perché le squadre potrebbero essere portate a scegliere un giocatore già “fatto e compiuto”, italiano o comunitario che sia, rispetto a un giovane prospetto italiano da far crescere. Un rischio che porterebbe il nostro movimento ancora di più verso il basso.

Andrea Marcon, presidente della FIBS, ha fiducia nel cambiamento. “La nuova normativa AFI ha generato più che altro confusione a livello mediatico, perché se si guardano i roster poi tutto questo grande scandalo non c’è rispetto al passato, quando abbiamo avuto italiani che poi non erano neanche veri italiani. Le società cercano la tutela dei vivai e del prodotto italiano e su quello siamo già intervenuti proprio con questa normativa. Passato un momento di smarrimento successivo a questo cambio di regolamento, vedrete che rappresenterà il primo passo verso un percorso che, come si apre lo spiraglio legislativo, porterà anche ad un numero minimo in campo“.

Invito tutti a guardare i roster delle squadre per rendersi veramente conto di quanto in realtà le nuove regole hanno influenzato la formazione dei roster stessi“, ha proseguito il numero uno della FIBS. “Il livello si è alzato e questo è un dato di fatto“. Sarà, ma il rischio di vedere meno italiani è concreto. Specie se si guarda al mercato di una squadra come Nettuno, il cui roster è composto da soli 11 giocatori AFI. “All’interno delle regole ognuno agisce come meglio crede“, ha commentato Macron.

Le conseguenze, inevitabilmente, ricadranno sulla Nazionale. Il manager Gilberto Gerali ha condiviso le considerazioni sul livello della A1. Ma il percorso che nelle intenzioni dovrebbe portare a Tokyo 2020, già complesso di suo, rischia in questo modo di complicarsi ulteriormente.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Oldmanagency Comunicato FIBS

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