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Coppa Davis 2018, Italia-Francia: gli azzurri ai raggi X. Dalla certezza Fabio Fognini alla novità Matteo Berrettini

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Dopo la trasferta sul cemento nordamericano, la stagione del tennis maschile prosegue con la seconda settimana riservata alla Coppa Davis. Vanno in scena i quarti di finale. Ci sarà anche l’Italia, che sulla terra rossa del club Valletta Cambiaso di Genova sfiderà la Francia. Confronto neanche a dirlo complicatissimo, contro la squadra campione in carica e numero uno del seeding, ma gli azzurri hanno le carte in regola per giocarsela. Andiamo a scoprire ai raggi X i convocati scelti da Corrado Barazzutti.

FABIO FOGNINI – La punta dell’Italia. Tocca sempre a lui, infatti, svolgere il ruolo di primo attore. Lo dicono i numeri, oltre al fatto che è da tempo il miglior singolarista azzurro. Il suo record è di 27 vittorie e 11 sconfitte, con un record che in singolare diventa 20-7. Successi pesanti, perché Fabio scende in campo anche in doppio (con Simone Bolelli vinse gli Australian Open 2015), ma è soprattutto nell’ultima giornata in cui dà il meglio di sé: abbiamo ancora negli occhi la travolgente vittoria contro Andy Murray nel 2014 a Napoli, oppure quella più recente contro Yuichi Sugita agli ottavi, vincendo in rimonta al quinto set e salvando un match point. L’Italia si affiderà ancora una volta a lui, dunque, pronto ad un altro tour de force. La parentesi sul cemento di Indian Wells e Miami si è chiusa con un bilancio negativo, con una vittoria e due sconfitte (nel primo caso contro Jeremy Chardy, convocato dalla Francia), ma è stato il mese di febbraio quello più importante, giocato sulla terra: semifinale a Rio e vittoria a Buenos Aires, con tanto di ritorno in top-20 (18). Il rosso è infatti la sua superficie preferita, quella in cui riesce ad esprimersi meglio, esplodendo le sue accelerazioni di dritto da fondo: non a caso i 6 titoli in carriera li ha vinti tutti sulla terra.

PAOLO LORENZI – Stando al ranking (57) dovrebbe essere lui il secondo singolarista ma le incognite sono molteplici. Paolino è infatti rientrato solo recentemente dopo l’infortunio al piede, al Challenger di San Luis Potosi, peraltro senza brillare (sconfitta al primo turno con Austin Krajicek). Ma la sua grinta e la sua tenacia rappresentano più di una certezza. Sono stati questi gli ingredienti che gli hanno consentito di maturare nella parte finale della carriera: è entrato in top-100 a 28 anni e ha vinto il suo primo titolo ATP a 34. Il suo record in Davis è in parità, 5-5 (5-4 nei singolari), e la superficie si adatta particolarmente alle sue caratteristiche: Lorenzi non ha infatti colpi esplosivi ma ha cervello, corsa e tanto cuore, lo stesso con cui dà sempre il meglio di sé quando veste la maglia azzurra.

ANDREAS SEPPI – A contendere il posto a Lorenzi sarà Seppi. Anche l’altoatesino non se la passa meglio, perché dopo l’incredibile inizio di stagione (vittoria nel Challenger di Canberra e soprattutto ottavi di finale a Melbourne), Andreas ha dovuto fermarsi per curare l’anca tramite infiltrazioni. Un ciclo preventivo, a cui si sottopone ogni sei mesi circa. Niente di preoccupante, in ogni caso, perché anche questo stop era stato studiato, visto che la sua stagione è cominciata molto presto, già a fine novembre. L’altoatesino sta vivendo la parte finale della sua carriera, come ha più volte ammesso lui stesso, ma non per questo sta mollando. Dopo un 2017 complicato, che lo ha visto anche uscire – ma poi subito rientrare – nella top-100, Seppi sta provando a rilanciarsi (ora è 65). Nella lotta a due dovrebbe spuntarla lui, come è già stato in Giappone, quando Andreas fu sconfitto al quinto da Sugita (il suo record in Davis è 22-20, 18-18 in singolare). Predilige altre superfici, ma anche sulla terra è in grado di rendere al meglio, sperando che l’anca possa lasciarlo libero di esprimersi.

SIMONE BOLELLI – Lui, invece, il posto assicurato ce l’ha. Negli anni si è infatti ritagliato il ruolo di doppista, dove con Fognini rappresenta più di una certezza. Una coppia d’oro, che ha contribuito a dare solidità alla squadra e mantenere l’Italia nel Gruppo Mondiale dal 2012. Il record in Davis parla infatti chiaro: 19-13 ma 7-9 in singolare e 12-4 in doppio. Una bella soddisfazione per il bolognese, davvero sfortunato nel corso di tutta la sua carriera, falcidiata dagli infortuni: il talento, infatti, prometteva molto di più di un best ranking da n. 36 del mondo. Ma Bolelli non ha mai mollato ed ha saputo rialzarsi ogni volta. Guadagnandosi comunque le sue gioie, come l’Australian Open vinto in doppio tre anni fa, battendo in finale proprio coloro che con ogni probabilità affronterà sabato, Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut. Tanto è cambiato da allora, ma il ricordo potrà aiutare.

MATTEO BERRETTINI – E veniamo alla novità delle convocazioni. Probabilmente starà fuori dal quartetto, anche se dipenderà dalle condizioni di Lorenzi, ma intanto potrà vivere l’atmosfera della Davis e di un confronto così importante come quello contro la Francia. È l’altro nascente del tennis italiano, se vogliamo atipico rispetto ai suoi connazionali. Matteo, infatti, è un giocatore moderno: ha un fisico imponente (194 cm) ed è dotato di un’ottima combinazione servizio-dritto, due ottime basi su cui lavorare. Gli altri colpi sono infatti da perfezionare ma il tempo è dalla sua parte (classe 1996) e lui lo sta sfruttando benissimo. Il 2017, infatti, è stato un anno molto proficuo, con cinque finali Challenger e un titolo (a San Benedetto del Tronto), con l’unica pecca dell’eliminazione molto precoce nel torneo di qualificazione alle Next Gen ATP Finals. La sua crescita, poi, è certificata dai numeri: a inizio 2017 era 437, oggi è entrato nei 100 (95). Questa convocazione rappresenta solo il primo passo per iniziare a scrivere la sua storia anche in azzurro.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: pagina Facebook Fabio Fognini

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