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F1, GP Azerbaijan 2018: le cinque risposte che dovrà darci l’appuntamento di Baku

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Siamo ormai ai nastri di partenza del fine settimana del Gran Premio di Formula Uno dell’Azerbaijan 2018. La quarta gara della stagione sarà un banco di prova davvero notevole per quasi tutti i piloti, con molti di loro a caccia di rivincite dopo quanto successo tra Sakhir e Shanghai e, inoltre, inizierà a chiarirci in maniera più importante i livelli dei team. Dopo una pista da stop&go come Melbourne, e due tracciati molto differenti come quelli di Bahrein e Cina, il Mondiale di F1 si prepara al circuito cittadino di Baku, tra muretti, curve ad angolo retto e velocità elevatissime. Saranno tre giorni ad alta tensione, per cui andiamo ad analizzare nel dettaglio gli spunti più interessanti che saranno in ballo.

1) La Ferrari ha davvero qualcosa in più della Mercedes in termini di potenza?

Questa è la prima, grande, vera, domanda di questa prima parte del campionato. Dopo anni nei quali lo strapotere della Power Unit Mercedes non era stato assolutamente messo in discussione, i primi tre appuntamenti stagionali hanno visto la Ferrari addirittura davanti ai rivali. Due prime file monopolizzate in qualifica non possono che essere un ottimo viatico, ma questi risultati andranno confermati. La scuderia di Maranello, ad ogni modo, ha allestito una vettura che ha dimostrato di avere compiuto un passo in avanti notevole in fatto di potenza e velocità pura. La SF71H fa capire di poter sfidare ad armi pari le “Frecce d’argento” proprio sul loro terreno di caccia preferito. Come si è visto, inoltre, spesso le “Rosse” risultano le più veloci in pista in fatto di velocità pura, non andando però a scapito del carico aerodinamico, merito di ottima trazione in uscita di curva. A Baku, prossimo Gran Premio, la potenza sarà fondamentale nei lunghi tratti di scorrimento del tracciato azero. In questo weekend, dunque, capiremo davvero il reale valore dei motori di Ferrari e Mercedes.

2) Il passo lungo della Ferrari, novità del 2018, consente maggiori margini di sviluppo alla Rossa rispetto alle Frecce d’Argento?

Forse in questo inverno era passato un po’ troppo sotto traccia, ma la Ferrari ha deciso un cambiamento tecnico di non poco conto, ovvero il passaggio dal passo corto a quello lungo. La distanza tra asse delle ruote anteriori e posteriori, dunque, è stata aumentata, con conseguenti cambiamenti a livello di assetto. In primo luogo la vettura può sfruttare questa novità adattandosi maggiormente ai tracciati più veloci, mentre nella passata stagione la SF70H eccelleva soprattutto nei circuiti lenti e tortuosi come Monaco o Ungheria. L’aumento del passo aiuterà Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen a lottare in un numero maggiore di gare ma darà anche maggiori opzioni a tecnici ed ingegneri. Se, da un lato, il passo lungo aumenta le difficoltà nel settaggio di una vettura, dall’altra garantisce maggiori opzioni che possono essere sfruttate. Nel 2017, per esempio, la Mercedes ha faticato ad ingranare la giusta marcia perchè non era in grado di trovare l’assetto perfetto per la W08. In concomitanza con il Gran Premio del Canada, invece, tutto fu risolto e da quel momento in avanti la Mercedes era tornata ad essere la vettura da battere. La Ferrari, in questo 2018, ha già dimostrato di aver intrapreso la giusta via con la sua SF71H, per cui non rimarrà che adattare la monoposto pista per pista, per farla rendere al proprio massimo in ogni occasione.

3) La Red Bull può davvero lottare per il Mondiale o solo qualche successo parziale?

Abbiamo visto appena tre Gran Premi, ma questa domanda può già essere attuale. Il successo di Daniel Ricciardo a Shanghai ha riaperto scenari che, invece, le prime due uscite stagionali sembravano aver negato. Quanto accaduto in Cina, tuttavia, non deve trarre in inganno. La vittoria dell’australiano, infatti, va ascritta maggiormente al caso che alla bontà della sua RB14. Il team di Milton Keynes è stato pronto e coraggioso a sfruttare a proprio vantaggio la Safety Car, facendo montare ai propri piloti le gomme Soft, mentre tutti gli altri avevano le Medie. Distanze annullate e una mescola di vantaggio hanno fatto tutta la differenza. Daniel Ricciardo e Max Verstappen potevano sfruttare gomme nuove e prestazionali che permettevano loro di girare un secondo più veloci dei rivali. La vittoria è arrivata solamente per questo motivo dato che, se la corsa fosse proseguita senza scossoni, le due Red Bull sarebbero arrivate a debita distanza. Al momento la RB14 ha ancora delle lacune da colmare. In primis manca di potenza. Le Power Unit di Ferrari e Mercedes sono ancora distanti e, nei tratti di scorrimento, permettono ai rivali di guadagnare tempo prezioso. Se, da un lato, l’aerodinamica è di primo livello, non si può dire lo stesso dell’affidabilità. Come visto in Cina e, soprattutto in Bahrein, la vettura con i due tori sulla livrea è particolarmente fragile. Un mix che, ad oggi, non può portare la Red Bull al titolo. Qualche successo di tappa, in determinate occasioni, è possibile. Pensare ad altro è prematuro. Servirà un notevole sforzo da parte della Renault il fatto di cavalli per la Power Unit, altrimenti il sogno iridato andrà rimandato al 2019.

4) Come reagirà mentalmente Lewis Hamilton ad una situazione di difficoltà dopo anni di dominio?

Inutile girarci attorno, nessuno si aspettava un inizio di campionato così piatto da parte di Lewis Hamilton. Anzi, tutti eravamo pronti a vedere il portacolori della Mercedes quanto mai pronto e “cattivo” per puntare al quinto titolo iridato e, in seconda battuta, per raggiungerlo prima del suo rivale numero uno, Sebastian Vettel. Invece, il pilota inglese sembra essersi fermato alla Virtual Safety Car di Melbourne. Dopo un inverno perfetto nei test di Barcellona, si era presentato a Melbourne in piena forma. Tempi eccezionali nelle prove libere e pole position strepitosa il sabato. Sembrava tutto apparecchiato per un dominio del numero 44 ma, dopo il sorpasso subito ai box proprio da Sebastian Vettel, il pilota di Stevenage sembra essersi afflosciato. In Bahrein (al netto della penalizzazione per la sostituzione del cambio) e in Cina ha sempre guardato la targa sia delle Ferrari che del suo compagno di scuderia Valtteri Bottas, risultando lontano dalle posizioni che contano. Uno scenario che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare. Vedendo la guida di Hamilton, invece, le spiegazioni sono immediate. L’ex McLaren, infatti, sta facendo una tremenda fatica a sfruttare al meglio la sua W09. La vettura risulta sempre nervosa e difficile da spingere al massimo e, come ha spiegato anche Nico Rosberg, che lo conosce bene, quando l’inglese non ha tutto perfetto tra le mani, non riesce a rendere al suo meglio. Tre gare senza successi non sono certo un dramma sportivo, ma dopo anni di dominio sono, quantomeno, un notevole campanello d’allarme. Se, anche a Baku, non dovessimo vedere il vero Hamilton, potremmo davvero iniziarci a chiedere se il suo quinto titolo iridato diventerà un sogno realizzabile o meno.

5) Kimi Raikkonen, valore aggiunto o fardello per la Ferrari?

Questo sarà l’ultimo anno di Kimi Raikkonen con la Ferrari? Lo si dice da anni, per cui non possiamo mettere la mano sul fuoco nemmeno in questa occasione. Il problema del finlandese, però, è solamente uno: la mancanza di continuità. Sul valore del pilota (va ricordato che è l’ultimo campione del mondo ferrarista, nel lontano 2007) non si può certo discutere, lo si può fare maggiormente sul fatto che, troppo spesso, manca l’appuntamento giusto o, nel corso di una gara, perde l’occasione che non dovrebbe farsi scappare. Questa prima parte di 2018, tuttavia, ha messo in mostra un “Ice Man” davvero in palla .Tre secondi posti in griglia consecutivi (con due pole che si è visto soffiare da sotto al naso proprio da Sebastian Vettel) confermano che la nuova vettura gli piace (durante i fine settimana è spesso davanti al compagno), anche se in gara, per un motivo o per un altro, non è riuscito a ripetersi. Il terzo posto di Melbourne non è mai stato messo in discussione vista la distanza dei rivali, mentre quello di Shanghai è arrivato più per demeriti altrui (leggasi incidente tra Verstappen e Vettel) che per una sua gara eccellente. A Sakhir, invece, solo la sfortuna al pit stop gli ha negato un podio che sarebbe stato meritato. In poche parole Kimi Raikkonen ha dato il via al suo 2018 come non lo si vedeva da tempo. Le chance di conferma nella scuderia di Maranello saranno tutte da guadagnare nel corso della stagione, contando che il suo pericolo numero uno, Charles Leclerc (indiziato a prendere il suo posto) non sta certo facendo sfracelli in Sauber Alfa Romeo.

 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

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