Formula 1
F1: i sorpassi sono così importanti? Il Circus deve essere l’esaltazione della velocità e della prestazione
“Credo che ora con le monoposto più larghe e le gomme più larghe sia più difficile superare in pista. Le misure introdotte l’anno passato prendono un sacco di spazio in pista. E’ difficile trovare aria pulita. Siamo arrivati a un punto in cui molti tracciati sono stati resi meno appetibili per le corse. Penso che monoposto più strette siano meglio delle attuali. Guardate le moto: hanno molto più spazio per sorpassare e vanno 30 secondi più lente di noi. Abbiamo bisogno di avere una guidabilità migliore, perché aumenterebbe lo spettacolo“.
Dal 2017, il regolamento tecnico è stato profondamente rivisto e le vetture sono tornate ad essere estremamente veloci, soprattutto in curva. Spinte da propulsori ibridi sempre più prestazionali, i record dei circuiti sono stati sbriciolati ed il pilota è tornato, forse, ad essere più un fattore discriminante. Il super giro di Lewis Hamilton, “bottone magico” o meno sul circuito australiano nelle qualifiche, è frutto anche delle grosse abilità del campione del mondo in carica.
Non si voleva questo dopo che, forse, si era un po’ ecceduto nel trasformare i racing driver in una sorta di esecutori delle indicazioni altrui? In una categoria che, da sempre, ha esaltato le differenze tecniche il sorpasso è spesso stato un argomento di dibattito e non casuale l’introduzione di un dispositivo come il DRS, volto a favorire tali manovre. Ma, ribaltando il tema: dà gusto un sorpasso quando favorito da uno strumento tecnico?
Si parla spesso dei gloriosi anni ’80, di Ayrton Senna e di Alain Prost ma, in quel periodo, i sorpassi non erano di certo onnipresenti. Anzi, spesso si assisteva a dei domini. Pertanto, che ora si alimenti questo discorso, dopo poi una sola gara, stride assai anche per il senso stesso del correre in Formula Uno.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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