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Ginnastica artistica, l’Italia femminile può davvero sognare le medaglie a Tokyo 2020? Tra giovani rampanti e veterane ancora preziose

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L’Italia ha vinto soltanto una medaglia alle Olimpiadi per quanto riguarda la ginnastica artistica femminile. Bisogna risalire ad Amsterdam 1928, all’argento conquistato da Carla Marangoni (recentemente scomparsa) e compagne: la Polvere di Magnesio era agli albori per il gentil sesso, il tasso tecnico e la concorrenza erano decisamente minori rispetto a quelli attuali. Sono passati 90 anni dall’impresa delle ragazze di Pavia, seconde alle spalle della grande Olanda, ma il podio in rosa non si è più visto: Vanessa Ferrari lo ha sfiorato per due volte, quarta al corpo libero sia a Londra 2012 che a Rio 2016. La speranze è quella di rompere il tabù a Tokyo 2020.

Siamo a metà del quadriennio che conduce ai prossimi Giochi, la nostra Nazionale è nel pieno del lavoro e spera di poter ricoprire un ruolo da protagonista nel Sol Levante. L’obiettivo è quello di allestire una squadra che provi a lottare per le posizioni di vertici, che sbarchi nella capitale nipponica quantomeno per provare a lottare e con delle velleità di medaglia. Il nuovo regolamento prevede delle formazioni composte da quattro atlete e privilegia le all-arounder: proprio per questo motivo il DT Enrico Casella sta lavorando tanto sulla polivalenza della classe 2003, indubbiamente la migliore generazione che si sia vista alle nostre latitudini. Il quartetto composto dalle gemelle Asia e Alice D’Amato, Elisa Iorio e Giorgia Villa sta dominando tra le juniores e ha tutte le carte in regola per potersi esprimere al meglio anche tra le grandi: esercizi con D Score importanti, esecuzioni gradevoli, prove di spicco soprattutto tra volteggio e parallele asimmetriche, ampi margini di miglioramento tra trave e corpo libero.

La prova del nove la avremo soltanto il prossimo anno quando queste ragazze si esibiranno tra le seniores: nel circuito che conta, con rivali di primissimo piano, capiremo davvero quali possono essere le nostre ambizioni ma per il momento è lecito aspettarsi grandi cose. La strada intrapresa è quella giusta, si sta costruendo un gruppo omogeneo e ben composito che può davvero dire la sua e regalarci delle soddisfazioni importanti. Indubbiamente mancherà l’esperienza ed è proprio per questo motivo che le veterane saranno molto importanti: pensiamo soprattutto a Lara Mori ed Elisa Meneghini, una riserva e l’altra presente a Rio 2016, che negli ultimi anni sono stati dei pilastri della nostra Nazionale e che hanno ancora tanto da dare sui quattro attrezzi. Ma pensiamo anche ad altre giovani come Martina Maggio (già ottima agli Europei) e Martina Basile che possono concretamente dire la loro, con altre ragazze che possono magari rimettersi in gioco se dovessero migliorarsi.

Per le altre nostre big il discorso è ben diverso. Abbiamo detto che il nuovo regolamento lascia poco spazio alle specialiste all’interno di una squadra ma per queste ginnaste c’è la possibilità di qualificarsi alle Olimpiadi attraverso un circuito dedicato e poi di battagliare ai Giochi sul proprio attrezzo prediletto. Vanessa Ferrari ha la voglia di tentare un ultimo assalto all’unica medaglia che le manca in una carriera irripetibile: provare a vincere la Coppa del Mondo al corpo libero per poi volare a Tokyo è sicuramente nelle sue corde. Sofia Busato con il suo volteggio potrebbe puntare in grande ma pensiamo anche a Erika Fasana, Martina Rizzelli, Carlotta Ferlito (terzetto in Brasile). L’Italia è in fermento e vuole provare a stupire al termine di un lungo periodo: è arrivato il momento per fare un ulteriore salto di qualità.

 





(foto International Gymnix)

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