Ciclismo
Giro d’Italia 2018, i possibili scenari tattici. Più importante la cronometro o le salite?
44 chilometri a cronometro, otto arrivi in salita: si presenta così il Giro d’Italia 2018, edizione numero 101 della corsa rosa. Un percorso duro, che rispetto al 2017 ha sostanzialmente dimezzato i chilometri contro il tempo che avevano consegnato un vantaggio incolmabile ad un Tom Dumoulin superlativo in quel frangente di gara. Quale sarà, invece, l’equilibrio con questo nuovo percorso? Dove e quanto si potrà fare la differenza?
La valutazione, e su questo non ci sono dubbi, è difficile da fare. Sotto un certo aspetto, le cronometro si prestano in maniera perfetta a creare distacchi: i corridori si scontrano in un uno contro uno senza riferimenti o scie che possano livellare i valori in campo. Non per nulla, sempre più negli ultimi anni si è fatta importante la capacità di andare forte a crono anche per gli specialisti dei grandi giri, come testimoniano le vittoria in fila di Chris Froome o lo stesso successo lo scorso anno di Dumoulin, che nonostante siano tra i migliori interpreti al mondo delle prove contro il tempo (entrambi medagliati alle ultime Olimpiadi, con l’olandese campione del mondo in carica e il britannico bronzo nell’ultima rassegna iridata di Bergen) poi riescono ad essere al livello degli scalatori in salita. Almeno sulla carta, non dovrebbero avere problemi a guadagnare sui diretti rivali per la classifica: tra la frazione inaugurale a Gerusalemme e la Trento-Rovereto in apertura della terza settimana potrebbero guadagnare tra uno e due minuti sui vari Miguel Angel Lopez, Thibaut Pinot, Fabio Aru e via dicendo. Un margine di sicurezza? Non proprio, anche considerando le asperità che dovranno affrontare.
CLICCA QUI PER TUTTI GLI ARTICOLI DI CICLISMO
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
gianluca.santo@oasport.it
Foto: LaPresse/Gian Mattia D’Alberto – Comunicato Stampa Rcs