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Golf, Augusta Masters 2018: i favoriti. Bubba Watson e Justin Thomas su tutti, ma c’è la suggestione Tiger Woods…

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Il Masters di Augusta è alle porte. Il National Golf Course della città della Georgia è pronto ad ospitare il primo Major dell’anno, uno dei tornei più prestigiosi del golf. Fascino, storia e tradizione si incrociano su un percorso ricco di insidie, dove vincere è sinonimo di grandezza, oltre a fornire il biglietto di ingresso nel gotha del golf. Chi indosserà la green jacket domenica?

Difficile, come in tutti i tornei, indicare i favoriti, perché qui l’imprevedibilità aumenta a dismisura. Possibile, però, suggerire i nomi dei giocatori più ‘caldi’. Su tutti, quindi, Bubba Watson e Justin Thomas. Il primo lo scorso anno fu limitato dai problemi fisici, mancando il taglio, ma quest’anno si presenta ad Augusta in una situazione ben diversa: è davvero in formissima, come testimoniano le due vittorie negli ultimi quattro tornei giocati. Non solo, il percorso si adatta benissimo al gioco dell’americano, che qui ha già vinto due volte, nel 2012 e nel 2014.

Ma anche Thomas è decisamente ‘on fire: dal Masters dello scorso anno ha inanellato quattro vittorie, compreso il PGA Championship, il suo primo Major della carriera, e soprattutto dall’inizio della stagione del tour americano (ottobre) non è mai sceso oltre la 22esima posizione. A quasi 25 anni (29 aprile), Thomas ha un’occasione importante. La stessa che ha avuto due settimane fa quando gli bastava una vittoria in più al WGC-Dell Technologies Match Play per diventare n.1 del mondo (perse proprio contro Watson). L’americano ha dichiarato di aver avvertito pressione in quella circostanza: il suo limite potrebbe proprio essere questo, su un percorso come quello di Augusta che non perdona e che Justin conosce poco (due sole partecipazioni, 36° e 22°).

Parlando di favoriti è impossibile non citare Rory McIlroy. Il nordirlandese è rientrato alla grande dopo un 2017 a dir poco opaco e all’Arnold Palmer Invitational è pure tornato alla vittoria. Il suo obiettivo è sempre lo stesso: vincere il Masters per completare il Career Grand Slam. Augusta, però, somiglia sempre più a un tabù per Rory. Sin dal 2011, quando buttò una vittoria che sembrava già sua con un ultimo giro in 80 colpi (peggior prestazione per un giocatore leader dopo tre giri), finendo 15°. Ma nelle ultime quattro edizioni McIlroy ha sempre concluso in top-10. Vietato tagliare fuori anche il numero 1 del mondo, Dustin Johnson. Vincere saprebbe di rivincita: dodici mesi fa si presentò ad Augusta da favoritissimo, ma una scivolata in casa alla vigilia del torneo lo costrinse al ritiro, per un problema alla schiena che ne ha inevitabilmente condizionato il prosieguo della stagione. Quest’anno ha già vinto ma si presenta a fari un po’ più spenti. Se saprà giocare al meglio, però, potrà certamente dire la sua.

Ma l’elenco di favoriti non può certo esaurirsi qui perché comprende tanti altri nomi. Da Jordan Spieth, che al recente Houston Open ha mostrato segnali di ripresa e che ha sempre fatto bene ad Augusta (mai sotto l’11esima posizione, compresa la vittoria nel 2015), a Justin Rose, in grande forma nelle ultime uscite e anche lui con un buon ruolino di marcia al Masters, con due secondi posti negli ultimi tre anni (11°, 8°, 25°, 14° e 10° gli altri piazzamenti). Sergio Garcia proverà a riconfermarsi, dopo essersi “sbloccato” lo scorso anno qui (prima vittoria in un Major, memorabile al punto da chiamare ‘Azalea’, come la buca 13, sua figlia), così come Phil Mickelson proverà ad aggiungere la quarta giacca verde al suo guardaroba, essendo tornato recentemente alla vittoria al WGC-Mexico.

Ma la suggestione è quella legata a Tiger Woods. Non parte come favorito numero uno, ma non lo si può nemmeno non considerare. Innanzitutto perché è Tiger e vanta quindi abbastanza credito da non sottovalutarlo in nessuna situazione. Vederlo trionfare sarà difficile ma il suo ritorno al golf e i buoni risultati che lo hanno accompagnato sono stati sufficienti a creare attesa nei suoi confronti. Al punto da convincere i bookmakers ad abbassare in maniera decisa la quota della sua vittoria. Il Masters rappresenta per lui, a 42 anni, anche un banco di prova importante per valutarne definitivamente il ritorno, perché il Valspar International (secondo) e l’Arnold Palmer (quinto) non offrono certo lo stesso tipo di pressione che si respira all’Augusta National Golf Course.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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