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Golf femminile, l’Italia è lontana dai fasti di Silvia Cavalleri, Diana Luna e Giulia Sergas. Ma la nuova generazione promette bene

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È un periodo di transizione per l’Italia del golf femminile. I fasti di Silvia Cavalleri, Diana Luna e Giulia Sergas sono oramai alle spalle, lontani nel tempo, avendo lasciato spazio ad una generazione di golfiste che ne hanno raccolto il testimone e che ora hanno l’arduo compito di portare avanti la buona tradizione iniziata da queste due atlete, in attesa di raccoglierne i frutti.

Pioniera della crescita del golf femminile italiano negli ultimi anni è stata senz’altro Silvia Cavalleri. La milanese, professionista dal 1997, ha cominciato a farsi notare subito vincendo il titolo di miglior amateur allo US Open. Cavalleri è stata anche la prima a trionfare sul tour americano, l’LPGA Tour, vincendo nel 2007, a 35 anni, il Corona Championship. Un successo che ha fatto da traino allo sviluppo del movimento e che ha ispirato altre due campionesse.

Anche il talento di Giulia Sergas è sbocciato molto presto, nel 1999 (a 20 anni), quando la triestina fu la low amateur, la giocatrice dilettante con lo score più basso al British Women. Proprio i major sono il fiore all’occhiello dell’azzurra, che infatti può vantare un piazzamento in top ten in quattro tornei dello Slam (divenuti poi cinque soltanto nel 2013). Anche Diana Luna ha calcato per anni con continuità i green americani: non ha mai vinto, ma può vantare ben cinque successi nello European Tour, la prima addirittura nel 2004 (a 22 anni). Soprattutto, la golfista romana è stata la prima italiana a far parte del team europeo nella Solheim Cup, la Ryder Cup femminile (onore toccato poi anche alla Sergas nel 2013). Non solo, Luna è stata anche la prima golfista a vincere un torneo senza realizzare nemmeno un bogey.

Cavalleri, Sergas e Luna. Tre campionesse che si sono stimolate l’una con l’altra e che hanno ispirato la crescita del movimento golfistico femminile italiano. Ora tocca alle altre, che per il momento non stanno confermando gli ottimi risultati ottenuti dalle loro precedessore. La protagonista attuale si chiama Giulia Molinaro, che ha portato e sta portando avanti un percorso differente. La giocatrice veneta, classe 1990, si è trasferita oltreoceano giovanissima, già dal college, studiando e giocando ad Arizona State University. Un’esperienza grazie alla quale ha potuto muovere i primi passi sul circuito americano, facendosi le ossa sul Symetra Tour, per poi giocare in pianta stabile sull’LPGA Tour. Molinaro ha avuto anche l’onore di rappresentare l’Italia nel ritorno del golf alle Olimpiadi di Rio, insieme alla Sergas, togliendosi la soddisfazione di finire il torneo davanti alla più esperta connazionale.

La scelta di trasferirsi negli States da giovani, per poter crescere nel college, ha preso sempre più piede tra le ragazze italiane che ambiscono a diventare professioniste. Gli esempi sono diversi oggi: da Roberta Liti, che come la Molinaro gioca ad Arizona State, a Virginia Elena Carta, che invece gioca a Duke, e ancora Carlotta Ricolfi (Florida), Bianca Fabrizio (Texas A&M) e Angelica Moresco (Alabama). Tutte giovani ed ambiziose, che stanno seminando in attesa di raccogliere i frutti, ovvero cominciare ad ottenere grandi risultati. E che a loro volta stanno facendo da traino alle più giovani. Come Alessia Nobilio, classe 2001, che si è già fatta notare per l’argento ai World Junior Girls Championship. Ha già avuto l’onore, a 16 anni, di giocare la Junior Solheim Cup ed è uno dei migliori talenti emergenti in Europa. In attesa di compiere il grande salto aldilà dell’oceano.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: profilo Twitter Diana Luna

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