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Hockey ghiaccio, Mondiali Prima Divisione 2018: l’Italia è chiamata a rialzare la testa. Ma contro il Kazakistan sarà durissima

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Dopo il giorno di riposo, l’Italia torna sul ghiaccio per rituffarsi nella seconda parte dei Mondiali di Prima Divisione di Budapest. Gli azzurri hanno chiuso i primi due giorni con una sconfitta a dir poco sorprendente contro l’Ungheria ed ora sono attesi da un trittico di gare in quattro giorni aperto dalla sfida al Kazakistan.

Il passo falso contro i padroni di casa è stato inatteso, perché gli azzurri hanno per larghi tratti condotto il match, salvo farsi sorprendere nelle fasi più importanti dell’incontro. A inizio secondo drittel l’Italia era già stata brava a riorganizzarsi dopo il gol del pareggio subito a freddo, all’inizio del tempo, ma il vantaggio è durato troppo poco. Poi, in avvio di terza frazione, la doccia gelata del vantaggio ungherese. Lì la partita si è completamente capovolta, con gli azzurri che hanno continuato a costruire ma in modo disordinato e confuso, sintomo che il colpo era stato tutt’altro che assorbito.

La sconfitta complica i piani dell’Italia. Nulla è compromesso, sia chiaro, perché ci sono altre tre partite da giocare, ma uscire con sei punti dalle sfide contro Polonia e Ungheria era quello che la Nazionale di Cleyton Beddoes doveva fare per affrontare con uno stato mentale diverso le tre partite successive. Il trittico che vedrà gli azzurri fronteggiare le formazioni sulla carta più forti inizierà oggi contro il Kazakistan, una formazione che l’Italia ha già avuto modo di affrontare in preparazione per ben due volte, uscendo con un bilancio di perfetta parità (2-4 e 4-2 i risultati).

I kazaki sono una formazione molto fisica, al contrario dell’Italia, che concentra la sua forza nella tecnica e nella velocità. Un confronto di stili in cui chi riuscirà ad imporre il proprio uscirà vincitore. Le prime due uscite hanno confermato la forza di una squadra capace di annichilire la sorprendente Gran Bretagna con sei reti, dopo aver già dominato contro l’Ungheria. I giocatori kazaki militano quasi tutti tra Barys e Nomad, e si conoscono quindi a memoria, unendo sapientemente talento individuale e gioco collettivo. Per gli azzurri sarà durissima ma l’Italia, proprio nel momento più delicato, deve tirare fuori gli artigli.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Carola Semino

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