Judo
Judo, le speranze di medaglia dell’Italia verso Tokyo 2020. Tra certezze e giovani in rampa di lancio
Quattro totem e tanti giovani di belle speranze per andare all’assalto delle medaglie a Cinque Cerchi. L’Italia del judo si avvia verso Tokyo 2020 con la consapevolezza di essere una potenza mondiale e di poter disporre di diverse carte per puntare al podio olimpico. L’exploit di Rio de Janeiro 2016 reca con sé un’eredità di altissimo profilo per il team azzurro, che vanta due punti di riferimento di assoluto valore, su cui imbastire il percorso verso la prossima edizione dei Giochi.
Appare quasi scontato indicare in Fabio Basile la punta di diamante della squadra italiana. Il campione olimpico in carica della categoria -66 kg è entrato nella leggenda per aver conquistato il 200° oro della storia italiana a Cinque Cerchi e, dopo aver provato anche l’ebbrezza dell’avventura in tv a “Ballando con le Stelle”, è tornato sul podio (con tanto di passaggio di categoria nei -73 kg) nelle scorse settimane col terzo posto nel Grand Slam di Ekaterinburg e ha assaporato nuovamente il gusto delle grandi vittorie quando manca davvero pochissimo agli Europei di Tel Aviv, primo importante banco di prova per un atleta che ha voglia di dire la sua ancora a lungo nel panorama internazionale e di scrivere una pagina di storia anche a Tokyo 2020, quando avrà soltanto 25 anni e l’esperienza per ripetersi dopo lo straordinario trionfo brasiliano.
Anche Odette Giuffrida, argento a Rio nella categoria -52 kg nello stesso giorno del successo di Basile, è consapevole di poter sognare in grande e di disporre di mezzi tecnici per migliorarsi ancora. La sconfitta in finale contro la kosovara Kelmendi rappresenta una motivazione ulteriore per Odette, che intanto ha trionfato a Tbilisi nel 2016 e ha ottenuto un buon terzo posto a Cancun nel 2017, ma è stata frenata da una serie di problemi fisici che tuttavia non hanno intaccato la sua fame di vittorie. Il suo ritorno in gara dopo l’operazione alla spalla è previsto per il mese di agosto.
Anche lei a Tokyo avrà 25 anni e la maturità giusta per puntare in alto, mentre diverso è il discorso per Matteo Marconcini, che nel 2020 di anni ne avrà 31 e sarà all’ultima chance di una carriera eccellente, a cui è mancata di un soffio la soddisfazione di una medaglia olimpica, sfuggita a Rio nella finale per il bronzo della categoria -81 kg. I Mondiali 2017 di Budapest hanno visto Marconcini prendersi un podio prestigioso, un argento giunto 8 anni dopo l’ultima medaglia iridata per gli azzurri.
E cosa dire di Edwige Gwend? Anche lei culla il sogno di una ribalta olimpica finora sfuggita, dopo l’argento agli Europei 2010 che l’ha consacrata giovanissima ad alti livelli e tanti straordinari risultati nei tornei del World Tour e del Grand Slam, l’ultimo dei quali di recente ad Ekaterinburg, dove si è piazzata al terzo posto, sfiorando la vittoria che invece ha conseguito ad ottobre ad Abu Dhabi.
Quattro frecce all’arco di una Nazionale che dispone, però, anche di numerosi talenti in rampa di lancio. Il primo è Elios Manzi, che rappresenta in realtà una certezza per l’Italia dopo il bronzo continentale a Kazan 2016 nella categoria -60. Da lui ci si aspetta la consacrazione definitiva, ma Manzi può già essere annoverato tra i big del gruppo. Di sicuro interesse, intanto, sono i giovani Matteo Medves (-66 kg) e Antonio Esposito (-81 kg), entrambi del 1994, e Nicholas Mungai (-90 kg), classe 1993, che hanno ottenuto un buon terzo posto nel Grand Prix di Zagabria, mentre ad Antalya, al primo Grand Prix della sua carriera, Anna Righetti ha sfiorato il podio nella categoria -57 kg, piazzandosi in quinta posizione.
Ma la vera novità in chiave Tokyo 2020 potrebbe derivare da quelli che oggi non sono ancora volti noti del team azzurro, ma che dispongono di doti tecniche per esplodere nel corso del biennio preolimpico. Giovanni Esposito, classe ’98, fratello minore di Antonio, è già campione del mondo cadetti, mentre sono fratelli d’arte con grandi prospettive anche Christian Parlato e Manuel Lombardo, quest’ultimo campione europeo cadetti e due volte bronzo continentale tra cadetti e junior.
Tra le donne invece, le punte future potrebbero essere Sofia Petitto, argento mondiale cadetti nel 2015, ed Alice Bellandi, bronzo continentale, ma desta grande interesse anche la crescita di Alessia Ritieni, Ilaria Qualizza e Martina Scisciola. Quattro assi, ma numerose altre carte di spessore, dunque, per l’Italia, che a Tokyo 2020 punterà almeno a ripetere l’exploit di Rio, sognando di migliorarsi ancora e di dare ulteriore risalto alla scuola italiana del judo.
mauro.deriso@oasport.it
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Foto: Twitter Fabio Basile