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Ciclismo

Parigi-Roubaix 2018: il digiuno dell’Italia dura dallo scorso secolo. E’ l’occasione buona per interromperlo

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Nel nuovo millennio il rapporto tra i corridori italiani e la Parigi-Roubaix non è stato idilliaco. L’ultimo successo a tinte tricolore nella regina delle classiche risale al 1999, con Andrea Tafi: a quasi 20 anni di distanza, gli azzurri potrebbero finalmente avere la possibilità di spezzare quella che sembra una vera e propria maledizione. 

L’indiziato numero uno, nonostante la giovane età, è Gianni Moscon. Sin dal passaggio tra i professionisti il talento del Team Sky ha mostrato una particolare attitudine per la corsa francese. Alla prima partecipazione, purtroppo, è caduto, ma già alla seconda ha chiuso al quinto posto con un’ottima condotta: quest’anno avrà una nuova opportunità per provare a fare bene e magari vincere, anche se l’età non gioca a suo favore in questo caso. L’Inferno del Nord va conosciuto e sedotto: l’esperienza è fondamentale per riuscire a prevalere in quella che è una delle corse più impegnative dell’intero calendario.

La seconda carta da estrarre dal mazzo è quella di Matteo Trentin. Passato nell’inverno alla Mitchelton-Scott avrà finalmente l’occasione per correre da capitano, dopo diverse stagioni spese nel ruolo di gregario alla QuickStep. Sul finire del 2017 aveva anche dato dimostrazione di aver fatto un salto di qualità non indifferente, anche se per ora la sua campagna del Nord non è stata indimenticabile: dopo delle buone prestazioni, al Fiandre è naufragato per via di un problema meccanico che l’ha costretto ad un lungo inseguimento che gli ha tagliato le gambe in vista del finale. Nel Velodromo non è mai riuscito a fare meglio della 36esima posizione: vederlo vincente è difficile, ma sulla carta la corsa resta alla sua portata. 





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Foto: Valerio Origo

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