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Peter Sagan è davvero adatto alla Parigi-Roubaix? Mai sul podio, sinora il pavé lo ha sempre respinto

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Se il rapporto tra Peter Sagan e le Monumento è complesso, ancora di più sembra esserlo con la Parigi-Roubaix. Il tre volte campione del mondo slovacco, infatti, ha vinto una solo delle 24 Classiche corse tra le più importanti del calendario internazionale, ma all’Inferno del Nord non è mai riuscito ad andare sul podio: al momento il suo miglior risultato è un sesto posto, risalente addirittura al 2014, quando ad imporsi fu Niki Terpstra con una sparata nel finale. Peter, in quell’occasione, chiuse la prova nel gruppetto degli inseguitori, arrivato ad una ventina di secondi.

Tra i grandi quesiti, dunque, non può che sorgere la domanda: lo slovacco è davvero adatto alla Roubaix? Ovviamente, noi non possiamo rispondere in maniera univoca, anche se il dubbio può lecitamente sorgere. Riconosciamo in Sagan uno dei più grandi talenti ciclistici del nuovo millennio, se non addirittura il maggiore. Eppure nella Regina delle Classiche ha sempre faticato, nonostante sulla carta dovrebbe sposarsi piuttosto bene con le sue caratteristiche, anche se alcune posizioni in sella possono far storcere il naso. Ma la sua capacità di guidare il mezzo, la naturalezza e la potenza ci portano comunque ad inserirlo tra i maggiori favoriti per tagliare a braccia alzate il traguardo posto all’interno del Velodromo più famoso al mondo.

Il già citato sesto posto del 2014, tra le altre cose, rappresenta anche la sua unica apparizione tra i migliori 10 in questa corsa, che domenica tornerà a scuotere il cuore di tutti gli appassionati. Lo scorso anno, però, Peter aveva preso la corsa di petto, attaccando da lontano e dando quasi l’impressione di avere nelle gambe un motore (in senso figurato, ovviamente) di un’altra cilindrata rispetto a quello di tutti gli altri. Nell’occasione fu fermato da qualche guaio meccanico di troppo, ma il 38esimo posto non ha certo reso giustizia alla sua prestazione. Il problema, forse, è che anche al Fiandre di pochi giorni fa aveva destato la stessa impressione, con un’apparente facilità a scalare i muri proposti dal percorso. Alla fine, ha cavato un altro sesto posto e soprattutto ha faticato a leggere il momento dell’attacco, poi rivelatosi decisivo, di Terpstra.

Alla Roubaix potrebbe avere una squadra più competitiva (basterebbe un Daniel Oss formato 2017, di fatto), ma ha bisogno di cambiare marcia. Con un solo successo nelle Classiche Monumento a 28 anni compiuti, la sua carriera rischia di imboccare una via ricca di insuccessi e indecisioni, nonostante le tante vittorie anche di peso. Molto passa da domenica: un’altra Primavera senza successi nelle corse di un giorno più importanti potrebbe davvero risultare scomoda, anche per una personalità come la sua. 





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Foto: Valerio Origo

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