Ciclismo
Davide Cassani: “Aru e Froome devono inventare. Mondiale? Duro come quello del ’95. Futuro? Punto su Moscon e Formolo”
ESCLUSIVA – Un Giro d’Italia con pochi azzurri protagonisti, nel quale si avverte l’assenza del totem Vincenzo Nibali. Eppure, assicura il ct della Nazionale italiana, Davide Cassani, non mancano gli spunti per rimanere ottimisti in ottica futura. Di questo e tanti altri temi abbiamo discusso con il tecnico romagnolo: dai favoriti per la Corsa Rosa, passando per il Tour de France, fino agli Europei ed ai Mondiali in programma tra agosto e settembre.
Se le chiedo chi si immagina come prossimo vincitore italiano di una corsa a tappe, escludendo Vincenzo Nibali, chi le viene in mente?
“E’ difficile fare un nome. Bisogna vedere quanto migliora Davide Formolo e dove potrà arrivare Gianni Moscon nei Grandi Giri. Anche Fabio Aru è ancora abbastanza giovane“.
La classifica del Giro d’Italia 2018 vede un solo corridore italiano nella top10, Domenico Pozzovivo, che ha 35 anni. Da tempo non riusciamo più a sfornare campioni per le gare di tre settimane. Cosa non funziona?
“Il problema è che in Italia si fanno sempre meno corse a tappe per gli juniores e gli Under23. Per questo insieme alla Federazione abbiamo rilanciato il Giro d’Italia Under23 e speriamo presto di vedere dei frutti. Certo poi si tratta anche di cicli. Devi avere la fortuna di avere corridori con il dna giusto per emergere e non sempre succede. Ora abbiamo dei ragazzi juniores molto interessanti, sarà nostro compito lavorare a stretto contatto con le società ed i direttori sportivi per valorizzarli“.
Lei ha citato Gianni Moscon come possibile punta azzurra per l’Italia nei prossimi anni nei Grandi Giri. Rimanere nel Team Sky, in questo senso, rappresenta una scelta felice?
“Io penso che la Sky lo stia facendo crescere e sia la squadra giusta per lui. Ha già fatto una Vuelta e ora vedremo quale sarà il suo rendimento al Tour. Secondo me tra un paio d’anni sapremo se davvero Moscon potrà puntare alle corse a tappe. Starà anche a lui decidere cosa fare da grande, perché puntando sulle gare da tre settimane, potrebbe perdere qualcosina in quelle di un giorno. Anche se Vincenzo Nibali ha dimostrato che si può vincere in entrambe“.
A proposito di Vincenzo Nibali, secondo lei quante stagioni restano ancora allo Squalo per fare classifica nelle corse a tappe?
“Ha ancora 2 anni per lottare nei Grandi Giri, ma al tempo stesso potrà anche ambire a corse di un giorno molto dure, come ha già fatto finora“.
Il percorso del Tour de France sembra molto adatto alle caratteristiche di Nibali. Sarà il favorito della Grande Boucle insieme a Nairo Quintana?
“Io penso di sì, Nibali sarà uno dei favoriti, ma non va considerato solo Quintana. Bisogna capire cosa potranno fare Froome e Dumoulin, i pretendenti saranno tanti. Di sicuro Nibali sarà tra questi e se la potrà giocare“.
Il grande obiettivo di Nibali saranno i Mondiali di Innsbruck. Un percorso dove, però, il grande favorito sembra essere lo spagnolo Alejandro Valverde.
“Valverde fa sempre paura, ma io temo anche francesi e colombiani. Il traguardo sarà su un muro durissimo, i corridori potrebbero arrivare anche uno alla volta, dunque lo spunto veloce potrebbe non rivelarsi determinante“.
Quello austriaco sarà il Mondiale più duro di sempre?
“Quello di Sallanches 1980 lo fu ancora di più. Possiamo paragonare Innsbruck 2018 al Mondiale in Colombia del 1995“.
Venendo all’attualità: chi vince il Giro d’Italia 2018?
“Finora il migliore è stato Yates, ha fatto la differenza con il suo cambio di ritmo. Bisognerà vedere quale sarà la sua tenuta sulle tre settimane e quando incontrerà salite molto lunghe. Chaves mi fa paura, è tornato quello del 2016 quando contese la maglia rosa a Vincenzo Nibali sino in fondo. Il favorito resta Tom Dumoulin, potrà guadagnare tanto a cronometro“.
Dove può arrivare Domenico Pozzovivo?
“Può lottare per il podio, tra l’altro a cronometro va bene. Certamente perderà da Dumoulin, ma potrebbe difendersi con Yates e addirittura guadagnare nei confronti di Chaves“.
Froome ed Aru sono ormai fuori dai giochi?
“Il distacco è importante, per loro diventa dura. Però non si sa mai, ricordiamoci di Nibali nel 2016: veniva dato per spacciato, poi vinse. Di sicuro non hanno molto da perdere e potranno anche provare ad inventarsi qualcosa. Questo potrebbe rendere più bello il Giro“.
Fabio Aru continua a fare fatica: ha sbagliato la preparazione?
“Questo non posso saperlo. Io da fuori vedo che non è brillante come nei primi 10 giorni del Tour 2017, quello è stato il miglior Aru di sempre“.
Insieme ai tecnici Marco Villa ed Edoardo Salvoldi ha rilanciato alla grande il ciclismo su pista, ma anche su strada i risultati sono importanti, come testimonia il primo posto dell’Italia nel ranking Uci. Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni?
“Il merito non è mio se siamo primi, ma dei corridori e delle squadre. Io, insieme ai tecnici Villa, Amadori e Salvoldi, sto cercando di investire molto sull’attività giovanile. Questi giovani ora sono diventati dei campioni e questo mi fa piacere. Negli ultimi anni abbiamo sofferto tanto nelle corse di un giorno, soprattutto a Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e Liegi-Bastogne-Liegi. Ora ci sono i corridori in grado di ambire a queste corse. Sono molto ottimista perché vedo tanti ragazzi davvero interessanti di 18 e 19 anni“.
Prima dei Mondiali di Innsbruck, ad inizio agosto si svolgeranno anche gli Europei su strada a Glasgow. Che tipo di percorso sarà e su quali uomini punterà la Nazionale italiana?
“E’ un percorso per passisti veloci. E’ abbastanza facile, anche se non come quello del 2017. Di sicuro è adatto ad Elia Viviani, ma anche ad un Sonny Colbrelli che, se uscirà bene dal Tour de France, sarà di sicuro dei nostri. Non credo che la squadra si discosterà di molto da quella dell’edizione dello scorso anno. Ai Mondiali, invece, sarà tutta un’altra storia“.
federico.militello@oasport.it
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