Ciclismo
Fabio Aru, ora la sfida più difficile è nella testa. Reagire per non smarrirsi per sempre
Il ciclismo è uno sport meraviglioso ma anche estremamente crudele. Quando, a 32 km dal termine della quindicesima tappa del Giro d’Italia 2018, si è staccato dal gruppo dei migliori, per Fabio Aru è inizia una tremenda agonia. Le gambe che giravano a vuoto, prive di forza, la tentazione di mollare tutto e ritirarsi, gli abbracci affettuosi da parte dei compagni di squadra.
In fin dei conti, salire sull’ammiraglia sarebbe stata la soluzione più semplice. Il sardo, tuttavia, ha preferito patire le pene dell’Inferno pur di arrivare al traguardo. Lo ha fatto da uomo vero, incurante dei 19 minuti e mezzo accusati.
L’esito di questo Giro d’Italia appare evidente sotto gli occhi di tutti. Nelle prossime ore si conosceranno maggiori dettagli sul tracollo odierno di un corridore che ora andrà aiutato e recuperato mentalmente. Aru ha vissuto la giornata peggiore della carriera, di quelle che lasciano un segno indelebile, anche più di quella del Tour de France 2016, quando retrocesse al 13° posto proprio nell’ultima tappa di montagna.
Presentatosi alla Corsa Rosa tra i favoriti, il Cavaliere dei Quattro Mori si aspettava quanto meno di potersi giocare il podio, anche se il vero obiettivo era la maglia rosa. Sin da Gerusalemme (in verità, sin da inizio stagione…) non sono mai arrivate però le risposte sperate. Una condizione di forma molto distante anche da un livello accettabile.
“Non sono il vero Aru“, aveva rivelato ieri il corridore italiano al termine della tappa dello Zoncolan. Cosa è successo oggi? Problema fisico oppure, semplicemente, la testa si è completamente disconnessa dalle gambe?
Il capitano della UAE Emirates va applaudito per il coraggio mostrato nel concludere la tappa. Difficile capire cosa potrà accadere ora. Martedì Aru sarà alla partenza della cronometro di Trento? E’ disposto a vincere altri sei giorni di passione oppure preferirà fermarsi. Questo Giro d’Italia ha messo in risalto tutte le debolezze di un corridore riscopertosi improvvisamente fragile. E’ proprio adesso che Aru dovrà vincere la sfida più grande (e difficile) della carriera: dimenticare questo Giro d’Italia e debellare il tarlo di non essere più all’altezza dei migliori. In caso contrario, il rischio è quello di perdersi per sempre.
federico.militello@oasport.it