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Ciclismo
Giro d’Italia 2018, analisi prima tappa. Dumoulin difficile da battere. Aru, Etna già decisivo. Froome saprà attaccare?
I primi 9,7 km hanno già detto moltissimo sugli scenari che potrebbero profilarsi all’orizzonte di questo Giro d’Italia 2018. Primo avviso ai naviganti: Tom Dumoulin resta l’uomo da battere e si candida come naturale favorito per il successo finale. La vittoria nella Corsa Rosa per due anni di fila non si verifica da oltre 25 anni. L’ultimo a riuscirci fu lo spagnolo Miguel Indurain, dominatore nel 1992 e 1993.
L’olandese del Team Sunweb si è presentato a Gerusalemme nella stessa condizione di forma dello scorso anno. A cronometro, da campione del mondo in carica, ha sfoderato due marce in più rispetto agli altri avversari per la classifica generale: immaginate quali distacchi potrà infliggere nei 34 km della sedicesima tappa da Trento a Rovereto, completamente pianeggiante. Il 27enne ha già dimostrato di sapersi difendere egregiamente in montagna. Certo, in questa edizione le salite saranno ancora più dure e numerose della precedente, con lo spauracchio Zoncolan che, per le sue pendenze estreme, potrebbe costringerlo giocoforza a correre di rimessa. In ogni caso, se Dumoulin accumulerà un vantaggio di 2-3 minuti a cronometro su tutti gli scalatori, sarà davvero arduo strappargli di dosso la maglia rosa, anche perché il ciclista orange potrebbe fare malissimo anche in frazioni di media montagna e con arrivi in salita non così duri (vedi Oropa nel 2017).
Chi invece non può di certo sorridere dopo la prima tappa è Fabio Aru. Il sardo si aspettava qualcosa di più, forse una ventina di secondi in meno di ritardo da Dumoulin. Durante l’inverno ha lavorato molto in galleria del vento per migliorare la posizione aerodinamica nelle cronometro: i frutti, per ora, non si sono visti. La sensazione è che la forma di Aru non sia ancora quella ottimale, un po’ come al Tour of Alps di due settimane fa. Certo, una prova esplosiva come quella odierna non era adatta al Cavaliere dei Quattro Mori. Tuttavia il distacco accumulato anche da altri scalatori come Pozzovivo, Formolo e Pinot non può che rendere la prestazione insufficiente. Il capitano della UAE Emirates ha più volte dichiarato di aver impostato la preparazione per arrivare all’apice della condizione per l’ultima settimana. Basterà? Già alla sesta tappa, con il duro arrivo in salita sull’Etna, capiremo fin dove potrà spingersi Aru in questo Giro d’Italia.
Da incubo l’avvio di Chris Froome. Doveva essere una frazione in cui guadagnare diversi secondi su tutti gli scalatori e perderne il meno possibile da Dumoulin. Il capitano del Team Sky, invece, ha pagato carissima la caduta nel corso della ricognizione del mattino (clicca qui per il video). Si parla di un dolore al ginocchio che ne ha condizionato il rendimento. Vedremo se il britannico riuscirà a recuperare fisicamente nei prossimi giorni. Di sicuro, contrariamente alle sue abitudini, questa volta non potrà accontentarsi di gestire la corsa, ma sarà chiamato ad attaccare: dovrà necessariamente staccare Dumoulin in salita se vorrà davvero vincere il Giro. Gli auspici non sono benauguranti…
Chiudiamo con una menzione per due italiani che hanno fatto davvero bene quest’oggi. Domenico Pozzovivo ha addirittura impressionato, concludendo decimo a soli 25″ da Dumoulin. A 35 anni il lucano, capitano della Bahrein Merida in assenza di Vincenzo Nibali, sembra attraversare un vero e proprio stato di grazia. In salita, nel corso degli anni, si è sempre rivelato molto regolare: può davvero ambire ad un piazzamento tra i migliori 5. In ascesa anche il giovane Davide Formolo, progredito nelle prove contro il tempo e capace di rifilare ben 10 secondi ad Aru. Su di lui, lo scorso anno, si sbilanciò Ivan Basso: “Vincerà il Giro in 3 anni“. Chissà che non possa sorprenderci…
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Foto: comunicato Rcs