Ciclismo
Giro d’Italia 2018, Chris Froome come Fausto Coppi e Marco Pantani: attacchi solitari, fughe leggendarie da lontano da veri Campioni. Riscritta la storia
Bisogna avere fegato per scappare via in solitaria quando mancano 80 chilometri al traguardo. Servono tanto coraggio, grande tenuta mentale, una gamba sopraffina e un cuore immenso. Bisogna essere estremamente convinti dei proprio mezzi, serve l’ardore per provarci contro ogni logica, per cercare di ribaltare situazioni che sembrano irrecuperabili. Semplicemente si riscrive la storia del ciclismo, si entra nella leggenda, ci si consegna per sempre alla passione sfrenata del grande pubblico che ama le gesta funamboliche, le imprese epiche, i numeri impossibili che soltanto i veri eroi sono in grado di compiere.
Chris Froome oggi si è ritagliato un posto nel mito di uno sport di grandissima tradizione, ha riscritto le logiche del ciclismo moderno, inguaribile romantico che ha saputo gettare il cuore oltre l’impossibile e ci ha sempre creduto. Attardato di 3’22” dal leader, ha voluto osare, ha compiuto una pazzia, ha attaccato quando mancavano 80 chilometri al traguardo, in piena salita e soprattutto in solitaria, giungendo al traguardo tutto solo e vestendo la maglia rosa: la Venaria Reale-Bardonecchia ha giù un posto di diritto nel grande libro del ciclismo. Una fuga da sballo che può essere paragonabile ad altri colpi da maestro che hanno segnato l’epopea del ciclismo.
Il ricordo immediato va alla mitologica Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia 1949. Fausto Coppì partì sulla Maddalena, affrontò poi in solitaria Vars, Izoard, Monginevro, Sestriere. Abbiamo pensato anche al compianto Marco Pantani e allo show del Tour de France 1998, quello che poi vinse completando la combinata con il Giro (ultimo a riuscirci): andò all’attacco sul colle del Galibier quando mancavano 50 chilometri al traguardo, rifilò nove minuti di distacco a Ullrich e vestì il giallo al termine della mitica Grenoble-Les Deux Alpes. Come non ricordare altri due cioccolatini del Pirata nel Giro del 1994 quando vinse due tappe consecutive (Lienz-Merano e Merano-Aprica) attaccando sempre da lontano e rivelandosi al mondo. Senza dimenticare le gesta del Cannibale Eddy Merckx e le commoventi imprese di Gino Bartali. Solo i migliori, solo i Campioni, solo i più forti hanno saputo regalare imprese strappalacrime consegnate per sempre all’immortalità sportiva.
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ghost
25 Maggio 2018 at 20:25
Fausto e Marco dopo questo titolo si staranno rivoltando nelle rispettive tombe
Pace alle anime loro
Luca46
25 Maggio 2018 at 20:07
È stata una giornata epica ma i paragoni con Pantani e Coppi li lascerei perdere. Se vogliamo fare il commento di una giornata va bene ma trovo irrispettoso accomunare questi nomi soprattutto Coppi.