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Giro d’Italia 2018: Chris Froome, game over. La maledizione del Team Sky e quella frase che si ritorce contro…

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Poco più di un anno fa, ad un giornalista che gli chiedeva lumi su una possibile partecipazione al Giro d’Italia, Chris Froome rispose con un poco elegante: “Se chiedi ad una persona per strada chi ha vinto il Giro d’Italia, ti risponde ‘Il Giro di cosa?’ “. Qualche mese dopo il britannico, dopo essersi messo in bacheca la quarta Grande Boucle della carriera e la Vuelta di Spagna (sub-judice a causa della positività al salbutamolo), ha improvvisamente compreso il fascino e l’importanza della Corsa Rosa: solo vincendola sarebbe potuto entrare definitivamente nella leggenda, realizzando anche l’ambita ‘Tripla Corona’.

Quelle parole, tuttavia, devono aver turbato in qualche modo gli “dei del ciclismo”. Si scherza, ovviamente, ma vogliamo farvi capire come quella frase poco fortunata ora non stia portando bene al ‘keniano bianco’. Una corsa a tappe i cui cattivi auspici erano emersi sin da Gerusalemme, quando il quasi 33enne cadde nella ricognizione della cronometro, riportando delle abrasioni alla coscia. Nelle frazioni successive la condizione di forma è apparsa sempre scadente: Froome, in continua difesa, ha sempre fatto fatica in salita, fino alla ‘scoppola’ odierna sul Gran Sasso d’Italia, quando ha accusato poco più di un minuto dai migliori in poco più di un chilometro. Certo, non siamo neanche a metà dell’opera e tutto può succedere. Eppure il distacco di 2’27” dal connazionale Simon Yates appare un fardello ben difficilmente colmabile.

Di sicuro siamo di fronte all’ombra del campione che ha vinto per ben quattro volte il Tour de France. Se Oltralpe avevamo ammirato spesso una macchina perfetta, dominante sia a cronometro sia in salita, nel Bel Paese siamo di fronte ad uomo improvvisamente normale, in preda a paure, fatica ed insicurezze. Il caso della positività al salbutamolo, alla lunga, ha certamente influito nella testa di Froome, distratto da un’istruttoria processuale logorante ed ancora ben lungi dalla conclusione.

Sul campione d’Oltremanica, inoltre, sembra essersi abbattuta ancora una volta “la maledizione del Team Sky”. Una squadra che, da oltre un lustro, domina in lungo e in largo, ovunque salvo che al Giro d’Italia. Ci hanno provato in tanti: Bradley Wiggins, Geraint Thomas, Mikel Landa. Tutti tra i favoriti della vigilia e poi rimasti vittima di cadute, problemi fisici ed altri imprevisti. Sembra proprio che il metodo scientifico del Team britannico non riesca a far breccia al Giro d’Italia. La maniacale cura dei dettagli sembra inerme dinanzi ai tranelli sempre dietro l’angolo sulle strade nostrane. Chris Froome, a sue spese, lo sta comprendendo. E chissà che quel “Giro di cosa?” non nascondesse un’intrinseca paura di raccogliere una sfida che, alla prova dei fatti, si sta rivelando perdente come per i suoi predecessori.

federico.militello@oasport.it





Foto: comunicato RCS
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