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Giro d’Italia 2018, cosa ci aspetta nei primi 10 giorni? I momenti chiave delle tappe iniziali

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Molto probabilmente sul traguardo di Campo Imperatore, nona tappa del Giro d’Italia 2018, non sapremo chi ha vinto la Maglia Rosa, ma potremmo già conoscere chi non potrà più vincerla. Spesso e volentieri, pur senza emettere sentenze definitive, i primi 10 giorni di un grande giro possono tagliare gambe e ambizioni a diversi dei pretendenti al successo finale. Vediamo quali possono essere le frazioni più dure, insidiose e potenzialmente determinanti ai fini della generale.

Non possiamo che partire dalla prima, la cronometro di Gerusalemme. Quasi 10 chilometri di saliscendi, strappetti e curve che possono già creare divari anche tra i big più accreditati della vigilia. Vietato sottovalutare questa tappa, anche se difficilmente estrometterà qualcuno dalla lotta per il successo anche considerando che la lunghezza su cui si sviluppa non è eccessiva e consente anche ai meno avvezzi di limitare i danni.

Il rientro in Italia è subito segnato da due tappe da Giro in Sicilia. Insidiose, toste, dove non ci può concedere nemmeno una distrazione. Gli arrivi di Caltagirone e Santa Ninfa sono disegnati per testare i big e metterli alla prova su un terreno diverso dal solito, ma altrettanto pericoloso. Anche solo prendere un buco o attaccare la salita finale troppo indietro può far perdere secondi che alla fine del Giro potrebbero rivelarsi preziosissimi. Il primo vero e proprio scontro in salita tra gli uomini di classifica avverrà nella sesta tappa, con arrivo sull’Etna, dal versante più impegnativo. Il primo arrivo in quota della corsa, il primo test vero, per valutare la condizione degli avversari e magari stanare chi ha ancora le gambe imballate dagli ultimi richiami di preparazione, per forza di cosa focalizzata sulla terza settimana, attesissima. In cima al vulcano le prime risposte.

Dopo una frazione di trasferimento, già dall’ottava tappa si torna a salire. Difficile, però, attendersi qualcosa dalla tappa di Montevergine: l’ultima salita è troppo facile per impensierire i professionisti e creare distacchi superiori ad una manciata di secondi. Invece la nona frazione e il traguardo di Campo Imperatore potrebbero già svolgere un ruolo ben diverso, al termine di una tappa che non può essere sottovalutata. La parte dura si limita agli ultimi 4-5 chilometri (sempre oltre il 9%), ma tanto potrebbe bastare per un primo affondo sugli Appennini prima di dirigersi verso le Alpi e una terza settimana infernale, almeno per i corridori.

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Foto LaPresse – Fabio Ferrari / Comunicato Stampa Rcs

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