Ciclismo

Giro d’Italia 2018: il caso doping di Chris Froome. A che punto è il processo? Le possibili sentenze, rischio squalifica

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Chris Froome è pronto per partecipare al Giro d’Italia 2018 che scatterà venerdì 4 maggio da Gerusalemme. Il vincitore degli ultimi tre Tour de France e dell’ultima Vuelta partirà con tutti i favoriti del pronostico per conquistare la prima maglia rosa della sua carriera e infilare il Grande Slam spalmato su due anni ma è innegabile che correrà con una spada di Damocle sulla testa: il caso salbutamolo è infatti una macchia sulla carriera del britannico che sicuramente inciderà psicologicamente sulle sue prestazioni.

Il capitano del Team Sky è infatti risultato non negativo a questa sostanza durante l’ultima Vuelta di Spagna che ha poi vinto davanti a Vincenzo Nibali. Sono passati otto mesi dall’esito di quel controllo antidoping e ancora non è stata emessa una sentenza: gli avvocati del keniano bianco si stanno dando da fare e hanno realizzato un corposo dossier di difesa ma i legali della UCI ribattono colpo su colpo e il discorso è ancora in alto mare. Tutti si aspettavano che si arrivasse a una decisione prima della Corsa Rosa visto che il tempo a disposizione non è mancato ma purtroppo Froome correrà con i tanti dubbi attorno alla sua integrità, aspetto non molto gradito dai tanti tifosi.

David Lappartient, Presidente della UCI, auspica in una rapida risoluzione che potrebbe arrivare prima del Tour de France a cui il quasi 33enne (spegnerà le candeline il prossimo 20 maggio) sarà sicuramente presente con la speranza di realizzare una mitologica doppietta che manca dai tempi di Marco Pantani (1998). Non ci sono novità dell’ultima ora sulla data della sentenza (possibilmente a fine giugno, altrimenti sarà rinviato tutto dopo la Grand Boucle o peggio ancora un verdetto emesso durante la corsa a tappe più importante al mondo) ma si fanno varie ipotesi sui rischi che corre il Campione.

Nel caso in cui venisse appurata una sua colpevolezza, e quindi l’intenzione di ottenere un miglioramento delle prestazioni attraverso l’assunzione di salbutamolo, incapperebbe in una squalifica che potrebbe arrivare fino a 2 anni (alcuni parlano anche di 4). In questo caso perderebbe la vittoria della Vuelta (che finirebbe allo Squalo) perché il reato si è perpetrato durante quella corsa ma, clamorosamente, non perderebbe i risultati acquisiti durante il Giro d’Italia come ha rivelato Mauro Vegni, direttore della Corsa Rosa, in una recente intervista a La Stampa. L’altra ipotesi è quella della totale assoluzione, opzione tutt’altro che da scartare: non ci sono vie di mezzo.

 





Foto: © Unipublic/Photogomez Sport

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