Ciclismo
Giro d’Italia 2018: il miglior Chris Froome di sempre. Mai così forte nemmeno al Tour de France. Ora ha convinto tutti
Quando manca una tappa alla fine, Chris Froome è primo nella classifica generale del Giro d’Italia 2018. Un risultato che forse alla vigilia dell’evento era più che probabile ma che per lunghi momenti, durante la Corsa Rosa, è sembrato tra il difficile e l’impossibile, specialmente pensando alle tante difficoltà affrontate dal keniano bianco e agli avversari che parevano inattaccabili (il Simon Yates delle prime due settimane e mezzo è stato impressionante) o molto solidi (come un Tom Dumoulin forte di doti fuori dal comune sul passo). Eppure il britannico ha ribaltato l’edizione numero 101 del Giro come un calzino nella tappa regina, attaccando sulla Cima Coppi del Colle delle Finestre e lanciandosi in un attacco in solitaria di 80 chilometri dopo aver già mandato alla deriva la maglia rosa grazie al lavoro della squadra.
Il successo di Froome, che potrebbe essere la pietra angolare della sua potenziale vittoria del Giro, è semplicemente l’evoluzione dei primi successi di Chris, per quanto abbiamo visto oggi. Tra il 2012 e il 2015 il britannico era il più forte sulla salita secca e si poteva permettere accelerazioni come nessun altro: l’ha fatto vedere sul Ventoux, ad Ax 3 Domain, a La Pierre Saint Martin, dove addirittura aveva dato un minuto ai primi inseguitori mentre altri rivali per la generale del calibro di Vincenzo Nibali e Alberto Contador erano terminati a 4′. Oggi, Chris, ha vinto su un terreno completamente diverso. L’attacco sul Colle delle Finestre ha messo gli avversari nelle condizioni di doversi gestire per oltre due ore di corsa, in un lungo uno contro uno che ha premiato la resistenza e il fondo.
In questo senso, Froome non può più essere paragonato a quello che nel 2013 si era staccato da Quintana sull’Alpe d’Huez, che faceva fatica a mantenersi ad alto livello per tre settimane. Il Froome di oggi è un corridore completo, finito, forte: sulla strada e di testa, in salita come in discesa. Nella lunga cavalcata che l’ha portato a domare lo Jafferau ha dato 40” agli inseguitori nel primo tratto in salita, poi quasi un minuto nella successiva discesa, dove di fatto ha costruito una parte importantissima della vittoria. Vittoria calcolata, preparata, in perfetto stile Froome-Sky: massaggiatori a distanze regolari per rifornire i corridori fino alle accelerazioni dei gregari sul Finestre. Più che nelle gambe (comunque eccezionali), la grande forza di Froome oggi è stata nella capacità di mettersi nelle migliori condizioni possibili per provare quantomeno a fare la differenza. E bisogna dire che ci è riuscito in pieno, firmando quella che probabilmente è la più grande impresa del nuovo millennio.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: Credit: LaPresse – D’Alberto / Ferrari / Paolone / Alpozzi – Comunicato Rcs