Ciclismo
Giro d’Italia 2018, quanto manca Vincenzo Nibali! Italia, si rischia l’oblio: mancano i corridori da corse a tappe
Il Giro d’Italia 2018, salvo colpi di scena che, francamente, appaiono improbabili, non potrà essere vinto da un corridore nostrano. Con tutto il rispetto per Domenico Pozzovivo, risulta difficile immaginare il lucano in maglia rosa a Roma. Va detto che il capitano della Bahrein Merida merita solo applausi: a 35 anni è di gran lunga il miglior italiano, l’unico che può sperare di giocarsi un posto sul podio. Non sarà facile mantenere questa forma sino all’ultima settimana, tuttavia il ciclista azzurro sembra davvero pronto a lottare sino in fondo per agguantare il risultato più prestigioso della carriera.
Il fatto che un ragazzo di 35 anni sia l’unico esponente tricolore a nutrire delle ambizioni concrete in classifica deve far preoccupare, e non poco. Fabio Aru, da ormai quasi un anno l’ombra di se stesso, è precipitato in 15ma posizione a 2’36” dalla vetta e 1’58” dal podio virtuale. A quasi 28 anni il sardo dovrebbe rappresentare la pietra miliare del movimento, tuttavia le vittorie tardano ad arrivare ed il tempo inizia a scorrere troppo velocemente…La Vuelta conquistata nel 2015 sembrava l’incipit di una lunga striscia di trionfi per un ragazzo che in salita volava e che ora fatica a tenere le ruote dei migliori. Se questo Giro d’Italia appare ormai compromesso, lo stesso non può dirsi di una carriera con ancora diverse pagine da scrivere. Di sicuro Aru dovrà chiedersi cosa lo abbia portato, nell’ultima stagione, a vivere questa preoccupante involuzione.
Scorrendo la classifica, troviamo il terzo italiano al 24° posto: si tratta di Davide Formolo, sfortunatissimo per la caduta nella tappa dell’Etna, senza la quale ora si troverebbe saldamente nella top10. Il 25enne piemontese rappresenta uno dei pochissimi giovani azzurri su cui puntare in futuro nei Grandi Giri, anche se sinora non ha ancora dimostrato di poter competere per vincerli.
Spunti interessanti li stanno offrendo anche scalatori come Giulio Ciccone e Fausto Masnada, tuttavia parliamo di ciclisti ancora lontani anni luce da una concreta possibilità di ambire a fare classifica in una corsa a tappe di livello.
In un quadro tutt’altro che entusiasmante, si avverte come non mai l’assenza di Vincenzo Nibali. Il più grande fuoriclasse italiano del Nuovo Millennio, dopo aver messo in bacheca la Milano-Sanremo, si concentrerà in questa stagione sul Tour de France, prima di affrontare la Vuelta in preparazione al Mondiale di Innsbruck.
Senza Nibali, l’Italia non può ambire a vincere i Grandi Giri (nella speranza che Aru possa tornare a farlo dopo l’unico assolo in Spagna nel 2015). Le alternative latitano: scarseggiano gli scalatori puri e non sono presenti neppure passisti-scalatori in grado di fare classifica (ci sarebbe Gianni Moscon, relegato tuttavia al ruolo di gregario nel Team Sky). Di sicuro tanti interrogativi albergano nella mente del ct Davide Cassani. Il tecnico romagnolo, insieme a Marco Villa, è stato bravissimo a rilanciare il settore della pista. Dovrà ora inventarsi qualcosa affinché l’Italia torni a sfornare anche corridori da corse a tappe. Perché Vincenzo Nibali ha 33 anni e, purtroppo, non potrà essere eterno. La Francia non vince un Giro d’Italia dal 1989, una Vuelta dal 1995 ed un Tour dal 1985. Se non si invertirà al più presto la rotta, il rischio di fare la stessa fine dei ‘cugini d’Oltralpe’ diventerà concreta.
federico.militello@oasport.it