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Internazionali d’Italia Roma 2018: la fine del sogno di Fabio Fognini. Nadal è più forte ma il tennis dell’azzurro è da applausi
Il risultato è già noto: lo spagnolo Rafael Nadal (n.2 del mondo) è alle semifinali degli Internazionali d’Italia 2018 a Roma, superando il nostro Fabio Fognini. Questo l’esito del primo incontro valido per i quarti di finale del torneo del Foro Italico. Tre set (4-6 6-1 6-2) sono serviti a Rafa per piegare le mire e le ambizioni di un Fognini da applausi, autore di un primo set strepitoso.
Le accelerazioni del ligure, sempre con quel retrogusto di genialità, hanno reso speciale quella prima frazione. Il Centrale si era tramutato in una bolgia e Fabio ne era esaltato. Nadal, quasi impietrito da tanto talento. Raramente si era visto il fenomeno di Manacor, lasciato sul posto da giocate di pregevolissima fattura. Vengono in mente il rovescio lungolinea contrapposto al gancio di dritto dell’iberico e quelle palle corte beffarde, per cogliere di sorpresa l’avversario. Tutte esecuzioni riuscite ad incastonare un primo parziale da campione.
Purtroppo, da quel momento, in avanti, un altro match. Merito di un Nadal più aggressivo o forse di un Fognini con un tennis “troppo impegnativo“. Il suo essere “on-off” molto dipende da un modo di giocare estroso che difficilmente può garantire una resa costante, specie contro un giocatore come Rafa. Qualche “genialata” è rimasta ma la serie di errori ha dato un connotato diverso ad un incontro che stava riscaldando il cuore degli appassionati.
Del resto lo si sapeva: il maiorchino è più forte, è un mostro di aggressività e di intensità e se non si mantiene uno standard elevato lungo tutto l’arco dell’incontro non si ha scampo. La costanza nello stesso match è mancata a Fabio, che tecnicamente non ha nulla da invidiare al suo più quotato avversario. A questi livelli, però, oltre all’estetica, serve anche la sostanza. Quella vena di pragmatismo che rende un atleta un campione. Oggi la differenza si è notata ma a Fabio, per quanto ha fatto vedere, si può dire davvero poco.
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Foto: Alessio Marini