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NBA Finals 2018: il quarto atto della saga Golden State-Cleveland

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Dopo 82 partite di stagione regolare, dopo tutti i vari turni di playoff e due finali di Conference a gara-7, alla fine si ritorna sempre allo stesso punto, a quello scontro che ormai caratterizza da tre anni la NBA: Golden State contro Cleveland. Da venerdì comincia il quarto atto dell’eterna rivalità tra Warriors e Cavaliers.

I pronostici di inizio anno sono stati rispettati, ma è stata una stagione completamente diversa da quella che ci si poteva aspettare. Sia Golden State che Cleveland hanno avuto le loro difficoltà e non sarebbe stato clamoroso non vedere almeno una delle due squadra alle Finals.

Golden State è avanti 2-1 negli scontri diretti per l’anello e, nelle due occasioni in cui sono diventati campioni, i Warriors hanno chiuso prima dell’eventuale gara-7. Una cosa che non è riuscita a Curry e compagni nel 2016, anno dell’incredibile rimonta di Cleveland da 1-3, con la stoppata di LeBron su Iguodala e la tripla di Irving in gara-7 che regalarono il primo titolo della storia alla città dell’Ohio.

Quel Kyrie Irving che è stato ceduto all’inizio di questa stagione nella trade che ha sconvolto il mercato e che ha portato a Cleveland Isaiah Thomas, in quel momento leader di Boston. Una rivoluzione totale, con anche l’approdo di Dwayne Wade, grande amico di James e suo ex compagno agli Heat, ma Cleveland ha faticato ad ingranare, tante sconfitte e una situazione di classifica preoccupante. Poco prima della chiusura del mercato ecco che arriva un’altra pazzesca rivoluzione ed in un secondo tutti i progetti estivi vengono frantumati.

LeBron rimane praticamente da solo, ma questa è una stagione incredibile per il nativo di Akron. La squadra chiude quarta la stagione regolare, ma nei playoff James è totalmente dominante. Elimina prima Indiana, poi Toronto ed infine Boston con una prestazione in gara-7 leggendaria. James è Cleveland e i Cavaliers sono Lebron, poco importa chi c’è intorno a lui (anche se Green, Love e Hill danno qualche aiuto), perchè il numero 23 dei Cavs trascina in prima persona la squadra a giocarsi le Finals, le none della carriera di James, le ottave consecutive.

Meno individuale e molto più di squadra è stato il rendimento di Golden State. Rispetto al passato la stagione dei Warriors è stata meno dominante, complice anche i problemi di Curry durante l’anno e qualche altro infortunio che ha pesato soprattutto nel momento della lotta per il primo posto ad Ovest. Una prima posizione che alla fine non è arrivata, perchè Houston ha avuto un record migliore e si è trovata ad avere il vantaggio del fattore campo nei playoff.

Quella sfida Rockets-Warriors era tanto attesa ed è arrivata. Si è conclusa a gara-7 con Houston che piange per la disastrosa serata al tiro e per l’infortunio di Chris Paul (probabilmente decisivo) e con invece Golden State che festeggia il quarto titolo di conference consecutivo. Una finale ad Ovest molto più complicata rispetto agli altri anni e che può aiutare maggiormente i Warriors ad approcciare alle Finals. Nulla è scontato, anche se in squadra hai fenomeni come Curry, Durant e Thompson. Golden State ha provato sulla sua pelle il rischio di non centrare l’obiettivo e questo ha reso ancora più forte la squadra di Steve Kerr.

 





 

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