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Atletica, Gianmarco Tamberi: “Sono al 90%, ma le sensazioni non sono quelle dei giorni migliori”

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Giornata dalle tante sfaccettature per l’atletica italiana. Se a Madrid c’è davvero tantissima tensione per il possibile colpaccio di Filippo Tortu, che tenta addirittura di abbattere il muro dei 10” sui 100 metri, in Germania, a Buhl, torna in pedana nel salto in alto la stella italiana della disciplina, Gianmarco Tamberi. Un lunghissimo periodo di stop e delle sensazioni positive da ritrovare per l’azzurro, campione europeo in carica.

Ci prova su una pedana che tre anni fa gli portò nuove consapevolezze: “Non fu tanto il 2.28 che superai quel giorno, ma un tentativo fallito a 2.32. Sbagliai, ma c’era così tanta aria tra me e l’asticella che in un attimo capii quale poteva essere il mio potenziale. Di fatti tre giorni dopo superai 2.34 a Colonia e un mese più tardi arrivò il 2.37 del record italiano a Eberstadt. Se Buhl mi ha fatto nascere, questa volta può farmi rinascere” spiega alla Gazzetta dello Sport.

L’infortunio che ha preceduto le Olimpiadi di Rio 2016 si fa ancora sentire. La lenta riabilitazione, poi il ritorno alle gare questo inverno, con davvero pochi momenti da ricordare. “Dopo le gare dell’inverno mi sono detto: “ora lavoro bene sulla tecnica e torno quando mi sentirò al top”. Be’, se dovessi aspettare quelle sensazioni non rientrerei nemmeno a novembre. Il fisico ora è a bomba, ma mi attendevo un’altra consapevolezza tecnica. Mi sembra di vivere uno stallo. Il problema è che è davvero difficile togliere gli errori tecnici dovuti alle paure inconsce. È lunga, recuperare da un infortunio così. Ora mi sento al novanta per cento ma arrivare al cento è la parte più difficile”.

La fatica è molto più a livello psicologico che fisico: “Quando salto a 2.30, impongo al piede una pressione anche di 700­-800 kg L’anno scorso il mio corpo tendeva a proteggere la caviglia, con le spalle che ad esempio restavano perpendicolari. Tutto ciò ovviamente avveniva in modo inconscio. Finché c’era un problema fisico allora dicevo “Ok, lo risolvo e tutto tornerà come prima”, ma ora che il fisico è a posto capisco che quelle abitudini sono nate sulla paura ed è dura eliminarle. Il corpo ha bisogno di tempo per riadattarsi. Quello di Buhl sarà un allenamento­-gara. Credo che farò una rincorsa a sette passi, non mi attendo cose eclatanti, più che altro vado alla ricerca di buone sensazioni. Voglio sbloccare la routine. Sono un agonista nato, ho bisogno di competere”.

Tante gare in un breve periodo. Passerà anche da Montecarlo la rincorsa alla conferma del titolo europeo di Gimbo: “Fosse stato in programma il salto in alto, ci sarei tornato anche l’anno scorso. Non vedo l’ora, io vivo di queste emozioni. Avrei voluto arrivare al massimo ma forse non sarà così. Vorrà dire che la vivrò come una tappa di avvicinamento agli Europei di Berlino. Va bene così”.

 





gianluca.bruno@oasport.it

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Foto: Colombo/FIDAL

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