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Basket, Qualificazioni Mondiali 2019: l’Italia lancia buoni segnali per Olanda e seconda fase. E a settembre…
Cos’è che ha lasciato in eredità la notte di Trieste a quest’Italia? Certo, un risultato: 72-78, è una sconfitta. Tuttavia, di per sé, è un rovescio che fa male in modo relativo, per più di un motivo.
Innanzitutto, l’Italia ha confermato di avere un’anima. L’inizio folgorante di Aradori, il finale spettacolare di Abass, la grinta messa su tutto il parquet da Burns, non sono un caso. Pietro questo genere di prestazioni le regala in modo piuttosto costante, e non solo in Nazionale; Awudu, in queste qualificazioni, ha fatto registrare 5, 13, 13, 13 e 14 punti, tanto per far capire che c’è, anche nel caso non lo si notasse; Christian, infine, è l’uomo che è salito. Ripartito dagli Europei dello scorso anno, ha riportato la gente di Cantù al PalaDesio e s’è pian piano reso indispensabile per la Nazionale di Meo Sacchetti.
C’è poi il capitolo Tessitori. Lui, che viene da un livello più basso, quello dell’A2 (anche se la Serie A l’ha respirata), si è trovato davanti Saric, Bogdanovic e Zubac. Insieme. Però non s’è scomposto, ha fatto il suo finché ha potuto e a un certo punto i suoi quattro punti li ha messi. Poi è rimasto travolto dal terzo quarto micidiale di Bogdanovic, che però ha dato problemi a tutti, non solo lui. Ad Amedeo va detto bravo perché si è dimostrato degno di dare minuti in un contesto più forte del suo abituale.
La Nazionale di Trieste è un gruppo che ha saputo resistere alle sfortune: l’infortunio di Daniel Hackett, capitato proprio all’inizio, nonché la serata storta di Amedeo Della Valle dopo una stagione su ottimi livelli. Non ci sono loro? Pazienza: ce ne sono altri che sono perfettamente in grado di tenere il campo, di reggere l’urto di un’onda che viene dai Balcani e quasi si porta via tutto, di cogliere l’attimo nel momento in cui ci si rende conto che la Croazia si è anestetizzata da sola, rischiando di buttare via una partita che era solo da gestire.
La Nazionale che va verso Groningen è un gruppo che vedrà dei cambi. Ci sarà la beata gioventù di Nico Mannion, ma dovrebbero essere ruotati anche altri elementi del roster visto nella terra dei Tonut (padre, Alberto, e figlio, Stefano). Nel complesso, si va in Olanda con la fiducia di poter portare a casa i due punti che, se ottenuti, porterebbero a 10 l’Italia nella classifica, a quel punto finale, del gruppo D.
C’è, ancora, la questione della seconda fase, che partirà da settembre. Ci sarà un nuovo raggruppamento, questa volta da sei, ma nel quale saranno affrontate solo le squadre provenienti dal gruppo che s’incrocia col nostro. Nel nostro caso, saranno Lituania, Polonia e Ungheria. Fatta la Lituania favorita d’obbligo in questo contesto, per l’Italia l’obiettivo sarà di tenere a bada Polonia e Ungheria. Due sono le considerazioni fondamentali da fare: la prima è quella già esposta relativa all’importanza dei due punti in più o in meno, visto che bisogna portarseli dietro nella seconda fase; la seconda è che, in condizioni normali, sia Polonia che Ungheria non dovrebbero fare poi tanta paura alla nostra Nazionale. Vero, l’Ungheria ha Adam Hanga che ha ben fatto tanto da noi quanto (soprattutto) a Vitoria, la Polonia ha il suo buon gruppo con alcuni giocatori noti a queste latitudini (più Gortat che sarà più di là che di qua dall’Oceano), ma si parla, appunto, di singoli. A livello di gruppo, si può considerare l’Italia di maggior livello.
Infine, sempre in relazione alla seconda fase, qualche buona nuova per settembre, potrebbe arrivare. Nicolò Melli tornerà a vestire l’azzurro, così come sembra sulla via del ritorno dopo un’estate di pausa Gigi Datome (recentemente diventato presidente della nuova associazione giocatori dell’Eurolega). Lo stesso dovrebbe fare Danilo Gallinari una volta sistemate con i Los Angeles Clippers alcune questioni post-recupero dai molti infortuni di quest’anno. Morale: c’è un sole azzurro pronto a mettersi in marcia verso la Cina da qui al prossimo giugno.
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Credit: Ciamillo