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Donne ai Mondiali, uomini a casa. L’alba di una svolta culturale

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Le donne ai Mondiali dopo 20 anni, gli uomini a casa dopo 60: la dicotomia del calcio italiano che annuncia una rivoluzione culturale. Alba e tramonto si intrecciano, spianando la strada a destini contrastanti, dove improvvisamente assurge a modello di riferimento un mondo finora ingiustamente ignorato e vituperato.

Nulla, nello sport come nella vita, accade per caso. I risultati e le vittorie quasi sempre derivano da lungimiranza e progettualità. Tutto è iniziato nel 2015, quando la Figc, allora capeggiata dal discusso Carlo Tavecchio,decise per la prima volta di puntare in maniera decisa sul calcio femminile: tutti i club di Serie A e Serie B furono obbligati ad istituire delle squadre composte da almeno 20 ragazzine di 12 anni. Fu un inizio, ma quanto mai simbolico. Da quel momento in poi la crescita del movimento si è rivelata imperiosa. Molte compagini del mondo maschile hanno compreso le potenzialità (anche economiche, naturalmente…) del calcio femminile grazie all’esempio di quanto accade da anni in Germania, Francia ed Inghilterra. Nel Campionato ‘in rosa’ sono dunque approdati club di prestigio come Fiorentina, Sassuolo, Empoli e, soprattutto, Juventus, capace di aggiudicarsi lo scudetto al primo tentativo. E non è finita qui: imminenti sono anche le iscrizioni da parte di Inter e Milan, che con ogni probabilità saranno seguite da numerose altre società. Dulcis in fundo, il calcio femminile è passato dall’egida della Lega Nazionale Dilettanti a quella della Figc, in attesa che cada l’ultimo tabù, quello della legge n.91 del 1981 che impedisce alle donne di poter svolgere questa attività da professioniste.

A coronamento di un triennio costellato da novità e rivoluzioni copernicane, è arrivata la ciliegina sulla torta. Una qualificazione ai Mondiali meritatissima, in cui le azzurre hanno vinto tutte le partite disputate. Sotto la guida del ct Milena Bertolini si è consolidato un gruppo granitico e con margini di miglioramento ancora tutti da scoprire. E’ difficile capire dove potrà arrivare questa Italia tra un anno nella rassegna iridata francese. Di sicuro si tratterà di un’avversaria che tutti vorranno evitare. L’avvento delle società dal calcio maschile ha prodotto un innalzamento netto del livello del Campionato: ora molte giocatrici possono dedicarsi allo sport a tempo pieno, mentre sino a qualche tempo fa, quasi tutte, erano costrette a dividersi con un doppio lavoro. Una Serie A, dunque, molto più competitiva e, soprattutto, infarcita da giocatrici italiane, dove le poche straniere presenti davvero portano un valore aggiunto in termini di qualità e carisma. Un po’ come accadeva negli anni ’80 nel Campionato maschile.

Nella Patria dei pregiudizi, dove spesso il calcio è ‘cosa per uomini’ e spesso le ragazze che corrono dietro ad un pallone vengono accompagnate da ignoranti sorrisetti, forse il vento sta finalmente cambiando. Da una parte un nuovo orizzonte senza limiti; dall’altra una realtà costellata di macerie, umiliata per non aver compreso per tempo in quale baratro stava precipitando. E’ il mondo alla rovescia, l’alba di un nuovo modo di vedere il calcio. Finalmente moderno.

federico.militello@oasport.it





Foto: Isabella Gandolfi
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