Formula 1
F1, la penalizzazione di Sebastian Vettel continua a far discutere. La Mercedes non ci sta, la FIA si difende
Uno dei temi più caldi in F1 è sempre quello legato alle penalizzazioni. “Spero che Charlie (Whiting, ndr) abbia visto“, è ormai lo slogan che si sente spesso nei team radio dei piloti ogni qual volta questi si trovano invischiati in incidenti o situazioni di pericolo come cambi di traiettoria e chiusure al limite della pista. Per i commissari di pista in Francia c’è stato un bel da fare nel corso del primo giro: prima il contatto tra Sebastian Vettel e Valtteri Bottas, poi l’incidente che ha coinvolto Romain Grosjean ed Esteban Ocon. In entrambi i casi c’è stata una penalizzazione di 5 secondi: se però quella rifilata al francese è passata quasi sotto silenzio, quella comminata a Seb ha fatto e continua a far discutere.
È il gioco delle parti ed è inevitabile che sia così. Qualsiasi decisione è considerata troppo soft, severa o giusta a seconda della situazione e, parlando chiaramente, della convenienza. Vettel ha ammesso le sue colpe nel caso del contatto con Bottas, si è preso la penalità ed ha proseguito la sua gara, conclusa al quinto posto. Peggio è andata invece al finlandese, alla fine settimo. “Non capisco perché abbiano dato solo 5 secondi a Sebastian per un errore così grosso non lo capisco“, le parole di Niki Lauda dopo la gara. “È troppo poco. Avrebbero potuto dargli molto di più perché ha completamente rovinato la sua gara ma anche quella di Bottas“. “Ultimamente se qualcuno ti rovina la gara con un errore, poi può rimontare e finirti davanti. Seb non avrebbe potuto finire davanti a Valtteri perché lo ha estromesso dalla corsa“, ha poi rincarato la dose Lewis Hamilton.
Critiche che vengono certamente dalla necessità di tirare acqua al proprio mulino, ma legittime, perché il nocciolo della questione è proprio quanto espresso da Hamilton: era successo lo stesso in Cina, con Verstappen che aveva centrato Vettel salvo poi finirgli davanti in gara (penalizzazione di 10″ in quel caso); è successo a Le Castellet tra Seb e Bottas. È vero che i piloti sono, in certi casi, lasciati liberi di lottare e darsi battaglia, ma è altrettanto sacrosanto che danneggiare un avversario, volontariamente o involontariamente, va punito, sempre e comunque. E in questo senso, il metro di giudizio utilizzato dalla FIA non è stato sempre univoco e soprattutto equo a seconda del danno procurato o del potenziale pericolo creato.
La Federazione si è ovviamente difesa, per bocca dello stesso Whiting, facendo chiarezza e dicendo che “le opzioni a disposizione degli stewards sono quattro: penalità di 5 secondi, di 10, drive-through o stop and go ai box, e in questo caso hanno optato per i 5″ in linea con casi simili in passato“, ammettendo però che “se si guarda l’ordine d’arrivo finale è lecito pensare che la sanzione non sia stata corretta ma gli stewards decidono al momento“. Parole altrettante legittime, perché è impossibile per i commissari prevedere l’andamento di una gara, così come non è giusto giudicare dopo la bandiera a scacchi in base al risultato. Tutti hanno le proprie ragioni e basterebbe solo avere un metro univoco ma soprattutto chiaro, fermo restando che le critiche ci saranno sempre e comunque.
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alessandro.tarallo@oasport.it
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