Ciclismo
Fabio Aru: “Volevo il Tour per riscattarmi. Cambio preparazione: farò più gare! Vi spiego le difficoltà del Giro e l’intolleranza alimentare”
Fabio Aru sta cercando di uscire da un periodo molto difficile. Il ritiro al Giro d’Italia ha segnato il morale del Cavaliere dei Quattro Mori che ha raccontato i vari retroscena in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “Nell’ultima parte del Giro mi sono sentito completamente vuoto, gonfio, senza forze. Gonfio a livello di ritenzione idrica. Non sono mai stato bene. Le sensazioni non erano quelle dei giorni migliori nemmeno sull’Etna: in questi anni, la mia caratteristica è stata quella di non mollare mai, si fa fatica sì, ma speri che sia passeggera. E invece sono stato sempre peggio, e per me il Giro è diventato un calvario. Quando il fisico non funziona bene, puoi metterci tutta la testa che hai, ma non vai avanti. La testa mi ha portato alla 19esima tappa, perché le condizioni in cui ero mi avrebbero fatto fermare prima. Avevo un’ora di autonomia“.
Il capitano della UAE Emirates spiega anche nei dettagli cos’è successo durante la corsa a tappe di tre settimane: “Quando sono tornato a casa, ho fatto uno screening medico completo e trovato un’intolleranza al glutine e alla caseina, presente nei latticini e non solo. Già tre anni fa avevo scoperto questa sofferenza per il glutine, ma non ero andato a fondo, o forse tutti gli anni non sono uguali. Non è celiachia, ma quando non stai bene, quando il fisico è sotto sforzo e c’è anche molta tensione, non assorbo bene pasta e carboidrati. Il glutine c’è anche nei gel o nelle maltodestrine, per esempio. Ora ogni quindici giorni rifaccio gli esami. Ho limitato le quantità di pasta e carboidrati, ho eliminato i latticini e, da quanto sto sperimentando in questi giorni, mi sento più leggero, più fluido in bici. Ma non è stata solo questa la causa della mia prestazione. In tutta la primavera non mi sono mai sentito bene, ho sempre inseguito la condizione e questo mi ha portato a strafare. Se non stai bene fisicamente, pensi che ti manchi qualcosa e che se fai sei ore di bici invece che 4 sia meglio. Pensi che un ritiro in quota in più sia meglio. Ho sempre avuto un rendimento altalenante“.
Dopo la debacle maturata alla Corsa Rosa, il sardo aveva meditato l’idea di correre il Tour de France: “E’ stata un’ipotesi molto seria, che abbiamo preso in considerazione. Avevo una grandissima voglia di riscattarmi subito per chiudere questa parentesi non bella. Non poteva essere quella sofferente del Giro la mia immagine per i tifosi. Volevo andare al Tour, avevo voglia di riprendermi e riscattarmi, ma è stata presa una decisione saggia. Sono uscito dal Giro in condizioni fisiche disastrose: meglio riposare, resettare tutto e ripartire per il finale. Il 2018 non è finito: Vuelta, Mondiale, classiche italiane, Lombardia. Posso dimostrare ancora chi sono“.
Fabio Aru ha definito anche il programma delle prossime gare: “Riparto dal Giro di Vallonia in Belgio, dal 28 luglio al 1° agosto. Una gara utile, con strappi e salitelle. Poi il Giro di Polonia, prima della Vuelta. Mi dispiace non correre il Tricolore sabato a Darfo: con questa maglia ho vissuto un anno di emozioni, ma l’Italiano è una gara speciale e va onorato“.
Il quasi 28enne cambierà anche la preparazione: “Fare sempre le stesse cose è sbagliato, non posso ripetere gli errori del passato. Ho fatto tanta altura, tre ritiri. Troppi e mi portavano a strafare, ad allenarmi sempre più. Ho fatto altura su altura perché cercavo qualcosa che invece non è venuto. Questo lavoro mi ha demolito e il fisico mi ha chiesto il conto: sono arrivato al Giro quasi finito, fisicamente stressato. Con la squadra abbiamo deciso di restare a casa per allenarmi e di inserire una corsa in più, il Vallonia. Ho capito anch’io che devo correre di più. Non per il risultato, ma per confrontarmi di più con gare anche diverse dalle mie caratteristiche, per sentire di più l’atmosfera della corsa“.
(foto Valerio Origo)
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