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Golf, US Open 2018: il percorso e le 18 buche ai raggi X

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Il secondo Major stagionale, dopo il trionfo di Patrick Reed nell’Augusta Masters, avrà luogo su un percorso storico, situato nella città di Southampton a Long Island, a est di New York City. Lo US Open 2018 si terrà allo Shinnecock Hills Golf Club. Si ritiene che Shinnecock Hills sia il più antico club di golf organizzato negli Stati Uniti (1891) e sia stato il primo ad ammettere le donne. Per la quinta volta questo percorso par 70 ospiterà lo US Open e l’ultima esperienza risale al 2004. La sesta volta è già stata messa in programma e si terrà nel 2026. Ma andiamo ad analizzare le 18 buche ai raggi X:

Buca 1 (par 4, 399 yards): un avvio morbido per gli atleti che dal tee sopraelevato dovranno cercare un fairway che tende a restringersi per la presenza di due bunker. Il vento potrebbe favorire un birdie, ma anche giocare brutti scherzi in una hole del genere.

Buca 2 (par 3, 252 yards): questa hole è stata prolungata di 26 metri rispetto allo US Open 2004 per consentire agli atleti di giocare questo par 3 con un colpo di ferro lungo. Il green è aperto e visibile, anche se c’è una salita insidiosa in prossimità della superficie d’appoggio.

Buca 3 (par 4, 500 yards): il fairway stretto a sinistra rende più pronunciato l’angolo del dogleg. Un bunker sul lato destro potrebbe rivelarsi poco fastidioso se la brezza soffia da sud-ovest. Buone chance di birdie in questa hole per i giocatori.

Buca 4 (par 4, 475 yards): il fairway misura 32,5 metri di larghezza e 300 metri di lunghezza, il che porta in gioco anche i bunker. L’angolo di approccio preferito è il lato destro del fairway. Il green leggermente rialzato è piuttosto ondulato e insidioso.

Buca 5 (par 5, 589 yards): questo par 5 è stato allungato di 52 metri rispetto al passato. Il green si trova leggermente al di sopra del fairway e, a causa delle ondulazioni che possono allontanare la palla dalla buca, la sua dimensione effettiva è molto più piccola.

Buca 6 (par 4, 491 yards): i giocatori che preferiscono il lato sinistro per evitare il bunker e la zona sabbiosa naturale sulla destra affronteranno un tiro di avvicinamento più lungo da un’angolazione meno ambita, portando anche i bunker a sinistra in gioco.

Buca 7 (par 3, 189 yards): il bunker a sinistra probabilmente includerà diversi colpi dal tee. I giocatori che non troveranno la strada del green dovranno affrontare un recupero su per il pendio e dovranno stare attenti sin dal primo colpo per evitare un sanguinoso bogey.

Buca 8 (par 4, 439 yards): questa hole è stata prolungata di 41 yards rispetto allo US Open 2004. Il fairway è generoso e chi supererà con successo i bunker a sinistra disporrà di un angolo di approccio migliore al green. Il vento spira da destra ed è prevalentemente contrario ai giocatori, che possono optare per un colpo meno rischioso dal tee.

Buca 9 (par 4, 485 yards): fondamentale in questo caso sarà il colpo dal tee, perché non riuscire ad avvicinare il green vorrà dire avere un colpo con scarsa visibilità in salita per recuperare il terreno perduto. Una hole decisamente insidiosa.

Buca 10 (par 4, 415 yards): il controllo della distanza è fondamentale per il tiro di avvicinamento. L’approccio è in genere sottovento, verso un green con diversi ostacoli nelle sue vicinanze. Dosare bene il colpo potrebbe valere un birdie, altrimenti il bogey è dietro l’angolo.

Buca 11 (par 3, 159 yards): uno dei par 3 più difficili del circuito golfistico. Un bunker centrale sul versante destro cattura diversi colpi dal tee. E il green molto piccolo si inclina sia sulla parte anteriore sinistra sia su quella posteriore destra.

Buca 12 (par 4, 469 yards): una hole con percorso anomalo e rimasto invariato rispetto al 2004. Il fairway è stretto e misura appena 30 metri di larghezza, mentre il green è decisamente ampio, ma presenta numerose ondulazioni che accentuano il livello di difficoltà dei colpi.

Buca 13 (par 4, 374 yards): il fairway si stringe oltremodo a 300 metri ed è fondamentale un buon colpo dal tee per poi colpire corto verso un green pieno di ondulazioni, con un bunker alle spalle che potrebbe creare molte insidie.

Buca 14 (par 4, 519 yards): questa hole è stata allungata di 77 metri rispetto al 2004 e la pendenza è decisamente elevata dal tee al fairway. Trovare il rough potrebbe non essere un dramma, perché c’è spazio con un colpo stretto verso un green leggermente inclinato da dietro in avanti.

Buca 15 (par 4, 409 yards): questa hole presenta un significativo calo di elevazione dal tee al fairway. La maggior parte dei giocatori supererà la cresta che attraversa il fairway e disporrà di un approccio a breve distanza in un green con diverse posizioni accessibili, oltre al fronte, che è protetto da bunker. Chi troverà il fairway avrà una buona opportunità di birdie.

Buca 16 (par 5, 616 yards): il fairway pieno di curve richiede ai giocatori di scegliere gli angoli appropriati. Molti concorrenti giocheranno un secondo colpo corto per evitare il bunker sulla destra, a circa 100 metri dal green. Chi tenterà di raggiungere il green in due colpi, sarà testato da una superficie di appoggio stretta e ben protetta.

Buca 17 (par 3, 175 yards): il ripristino di un’area livellata nella parte posteriore sinistra crea un’opportunità per aggiungere una posizione da cui andare in buca. La brezza prevalente da sinistra richiede un colpo molto preciso per trovare l’angolo verso il green. Chi si sposterà appena a destra potrebbe trovarsi nel bunker, perché l’angolo del green e la brezza incrociata accentueranno l’errore.

Buca 18 (par 4, 485 yards): la brezza prevalente va da destra a sinistra nell’ultima hole, con molto vento a favore sul secondo colpo. Il tee shot preferito è sul lato destro del fairway, sia per una migliore visione del green, sia per un migliore angolo di approccio. Il green, infine, dovrà essere raggiunto preferibilm ente con un colpo centrale.




mauro.deriso@oasport.it

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Foto: Twitter Justin Rose

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