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Golf, US Open 2018: una settimana che farà discutere a Shinnecock Hills. Francesco Molinari si salva nella moria di big

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Lo US Open 2018 è andato in archivio con la vittoria di Brooks Koepka, che ha confermato il titolo dello scorso anno. È stato l’americano il migliore al termine di quattro giorni che hanno fatto e continueranno a far discutere, per la durezza del percorso, le sue difficoltà, le condizioni ambientali e per tutto quanto è accaduto sul campo della periferia di New York. Koepka sembrava tagliato fuori dopo un avvio in salita, ma è stato bravo a limitare gli errori e trionfare, precedendo l’inglese Tommy Fleetwood, fenomenale nell’ultima giornata (record del percorso con un giro in 63) e Dustin Johnson, che dopo tre giorni in testa ha visto sfumare il ritorno alla vittoria in un Major proprio alla fine. Ma questo US Open sarà ricordato, purtroppo per Koepka, per altro.

IL PERCORSO – Lui, in primis, il temutissimo Shinnecock Hills Golf Club. L’edizione 2018 è stata la quinta ospitata da questo percorso storico, uno dei più vecchi di tutti gli States. La USGA era stata chiara prima del via: non si ripeteranno le stesse vicende del 2004, quando l’ultimo giro fu pesantemente condizionato dal meteo, con green talmente secchi da dover essere bagnati costantemente, anche durante il gioco (tra un gruppo e l’altro) e giocatori che faticavano a puttare. In effetti hanno avuto ragione, perché quest’anno si è andati anche oltre. Il percorso di Shinnecock è già di per sé complicatissimo, uno dei più difficili del mondo, ma in questi quattro giorni si è creato un mix spaventoso con il vento. Condizioni che hanno messo a dura prova i giocatori, in difficoltà al punto che anche domenica, quando le condizioni sembravano poter agevolare il gioco, solo in 15 sono scesi sotto il par. Quello che ha fatto discutere, però, con le critiche capeggiate da Zach Johnson, è stata la gestione da parte della USGA. Sabato è arrivata l’ammissione da parte di Mike Davis che in effetti qualche errore nel calcolo delle condizioni meteo c’è stato, motivo per cui i green sono apparsi così in pessimo stato, non bagnati abbastanza.

PHIL MICKELSON – La vittoria è andata a Brooks Koepka, ma la copertina appartiene a Phil Mickelson, inevitabilmente. La frustrazione che Shinnecock ha causato ai giocatori è stata perfettamente esemplificata dal gesto del campione americano durante il terzo giro. Mickelson ha sbagliato un putt alla 13, con la palla che si stava avviando fuori dal green (già raggiunto con difficoltà, in quattro colpi) in discesa. Phil ha così deciso di raggiungere la palla e colpirla mentre era in movimento, in modo da avvicinarla alla buca. Un gesto fatto con naturalezza, ma contro le regole: l’americano è stato punito con due colpi di penalità, come da regolamento, chiudendo con uno score di 10 la buca (par 4). Ho solamente sfruttato una piega del regolamento. Volevo farlo da un po’ di tempo e finalmente ho avuto l’occasione. Mickelson ha ammesso candidamente di averlo fatto per abbreviare l’agonia, avvicinare la palla, prendersi la penalità e chiudere al più presto la buca per andare avanti. Ma le critiche gli sono comunque piovute addosso per la volontarietà di un gesto fondamentalmente scorretto che, secondo molti addetti ai lavori (soprattutto colleghi come Edoardo Molinari), doveva costargli la squalifica.

MOLINARI E I BIG – E veniamo a Francesco Molinari. È stato un torneo complicato, per lui come per tutti. Dopo i recenti risultati, Chicco si presentava con grandi speranze a Shinnecock ma è finito anche lui nel tritacarne del percorso, implacabile con le sue vittime. Lo US Open è stato comunque positivo, perché l’italiano è riuscito innanzitutto a superare il taglio, poi a chiudere in 25esima posizione. Con un punteggio notevolmente sopra il par, sia chiaro, ma con il rammarico dei due colpi persi nelle ultime due buche che potevano portarlo più avanti. Torneo positivo, per quanto detto poco fa e perché i nomi che hanno mancato il taglio fanno rumore: da Jordan Spieth a Rory McIlroy, passando per Jason Day, Jon Rahm, Bubba Watson, Sergio Garcia, Adam Scott. Shinnecock ha fatto sconti a nessuno, nemmeno a Tiger Woods.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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