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NBA Finals 2018: un LeBron James disumano non basta a Cleveland. Gara 1 è di Golden State

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Se questo è l’inizio allora mettetevi comodi e allacciatevi le cinture, perché le NBA Finals 2018 promettono di farvi divertire, in barba a chi ritiene ‘noioso’ il quarto episodio della saga tra Warriors e Cavaliers. Golden State si è aggiudicata per 124-114 al supplementare una gara 1 che è già un instant classic, una gara che verrà ricordata per molto tempo. A Cleveland non è bastato un LeBron James disumano: trovate voi un altro aggettivo che possa definire un giocatore capace di segnare 51 punti (record personale alle Finals) in 47 minuti, conditi da 8 rimbalzi e 8 assist e tirando con 19/32 dal campo, alla 101esima partita della stagione e con il dispendio fisico del 23.

Una prestazione che non è bastata a dei Cavs generosi, autori di una gara ordinata e ben condotta tatticamente, ma sfuggita in maniera clamorosa. Perché tra le tante cose che ricorderemo a lungo di questa partita, c’è anche l’inspiegabile decisione di J.R. Smith: sul 107-107, con 4″ sul cronometro, la guardia di Cleveland ha trovato un preziosissimo rimbalzo offensivo dopo il libero sbagliato da George Hill, ma dal centro dell’area è scappato fuori, tra lo sconcerto di compagni e avversari, con tutta probabilità pensando che i suoi fossero in vantaggio. Una decisione, col senno di poi, pagata a caro prezzo da Cleveland.

Gara 1 ha il sapore amaro di una grande occasione persa per i Cavs e non solo per il finale. La squadra di Tyronn Lue ha eseguito il piano tattico alla perfezione, provando a togliere la transizione a Golden State anche grazie all’efficacia del proprio attacco e alla presenza a rimbalzo. Il resto lo ha fatto James, dominante in ogni singolo aspetto del gioco e autore di un inizio scintillante, sbagliando il primo tiro soltanto dopo 4′ del secondo quarto. Gli ospiti hanno menato le danze, provato lo strappo (51-40 nei pochi minuti in cui LeBron era in panchina), ma i Warriors hanno armi infinite in attacco e, nonostante un primo tempo pigro in difesa, sono riusciti a issarsi fino alla parità grazie alla tripla sulla sirena del primo tempo di Steph Curry (29 punti e 9 assist) (56-56).

Un gancio al mento che Cleveland ha accusato e che ha propiziato la solita ondata di Golden State nel terzo periodo. I Cavs hanno barcollato, ma si sono aggrappati alle spalle forti di James, che da solo contro il mondo ha tenuto in piedi la baracca. Il nuovo scossone dei Warriors, più concentrati in difesa e subito pronti ad alzare il ritmo offensivo, con la firma, oltre che di Curry, anche di Kevin Durant (26 punti ma con 8/22 al tiro) e Klay Thompson (24 punti), non è bastato ai campioni in carica, perché stavolta anche LeBron ha trovato un discreto aiuto nel solito Kevin Love (21 punti e 13 rimbalzi), pienamente recuperato e in quintetto dopo la concussion, ma anche in Jeff Green e Larry Nance jr. (ottimo impatto dalla panchina con 9 punti e 11 rimbalzi). Nel finale, poi, ci ha pensato ovviamente James a mettere da solo la sua squadra in condizione di vincere.

Con tutte le attenzioni della difesa su di sé, sul -1 e con pochi secondi da giocare, LeBron ha pescato il taglio di Hill, mandato in lunetta. Poi è arrivato l’1/2, il rimbalzo di Smith e il resto è storia. Gara 1 si è di fatto chiusa sulla scellerata decisione di J.R.: all’overtime è stato infatti troppo facile per Golden State avere la meglio su una Cleveland stanca e svuotata. Una partita incredibile, sporcata solo nel finale dall’espulsione di Tristan Thompson e dal parapiglia nato con Draymond Green. Ma la frittata per i Cavs era già stata fatta in precedenza. Il finale dei regolamentari rischia ora di rimanere nella testa di Cleveland, che dovrà voltare pagina e riprovarci tra pochi giorni, in gara 2, sempre alla Oracle Arena, sempre con il solito LeBron James alla guida.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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