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Ciclismo
Riccardo Riccò, nuovo attacco al ciclismo: “Non puoi vincere un Giro o un Tour senza doparti. Procurarsi il doping è facile come la droga”
Riccardo Riccò continua a parlare di doping nel mondo del ciclismo e, dopo aver scritto un libro e aver rilasciato diverse interviste, è intervenuto anche a Storiacce, la celebre trasmissione d’inchiesta di Radio 24. Il Cobra ha spiegato ulteriormente alcuni passaggi della sua autobiografia, toccando un tasto già noto: “Senza doping non si può vincere, almeno nell’alto livello: senza doping non puoi vincere un Giro o un Tour, mentre per altre corse forse è possibile. Il doping fa parte del sistema anche se adesso in maniera minore rispetto agli anni tra ’90 e 2000. E’ diminuito ma c’è ancora, ma come in altri sport: dove gira il business c’è il doping. Eliminarlo è molto difficile, puoi diminuirlo ma eliminarlo è molto difficile”.
L’emiliano parla anche dei suoi inizi: “Ho cominciato a 19-20 anni da dilettante. Vedevo che tutti si dopavano e se non lo facevi venivi battuto da corridori che l’anno prima arrivavano molto distaccati. Se vuoi emergere devi adeguarti a chi lo fa, altrimenti resti uno dei tanti“.
E poi una rivelazione shock: “Procurarsi il doping è facile, come la droga: se sei nell’ambiente riesci a incontrare bene tutte le sostanze. Nessuno ti spinge o ti obbliga, devi prendere tu le decisioni e la mia scelta è venuta quasi naturalmente, indotta dal contesto. Devi essere presentato a certe figure da altre persone che sono già dentro nel sistema e che garantiscono che non sei un infame. Il medico mi aveva promesso che non sarei stato scoperto. E’ come se a un ladro dicono vai a rubare in quella casa che è sicura al 100% e poi ti beccano. E’ come giocare a guardie e ladri: tu sei il ladro e non devi farti trovare, il medico sa come fare. Io pensavo di essere invulnerabile, mi sentivo un highlander“.
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