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Roland Garros 2018: il sogno di Marco Cecchinato è finito, ma da domani riparte una nuova vita tennistica

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Il sogno di Marco Cecchinato al Roland Garros è finito. A svegliarlo è stato l’austriaco Dominic Thiem, che ha vinto la semifinale del torneo parigino in tre set, 7-5 7-6(10) 6-1, ponendo fine alla corsa del giocatore italiano, che se l’è giocata più di quanto non dica il punteggio, calando inevitabilmente, di testa prima che di gambe, dopo il tie-break del secondo set.

La sconfitta non deve assolutamente rovinare o cambiare la percezione delle due settimane vissute da Marco. La degna chiusura di una stagione sul rosso che l’ha visto compiere il salto di qualità. Nell’epoca dei Next Gen, dei talenti-prodigio che si affacciano giovanissimi sul circuito, il tennista siciliano ha trovato a 25 anni la sua dimensione. Poco importa: l’importante è che Cecchinato abbia dimostrato il suo valore. Un valore che forse in pochi conoscevano fino a qualche mese fa, ma di cui tutti si sono resi conto in questo arco di tempo.

I suoi colpi sono sempre stati di qualità ma ciò che li ha resi più incisivi è stato lo step mentale compiuto. Perché è lì che Cecchinato ha cominciato a fare la differenza. D’altronde a 25 anni non puoi modificare dal giorno alla notte il tuo tennis, ma potenziarlo sì, metterci la testa, cambiare l’approccio prima e soprattutto nel corso della partita. Cecchinato sa (e la cavalcata parigina glielo ha confermato) di potersela giocare con tutti, entra in campo con quella convinzione e riesce a mantenerla per tutto l’arco dell’incontro, anche nei momenti negativi, giocando punto dopo punto.

Solo se sei così forte mentalmente riesci a rimontare da due set a zero sotto, quando si avvicina l’ennesima sconfitta al primo turno in uno Slam. Solo se sei così forte rimonti un set a Pablo Carreno Busta e poi batti addirittura David Goffin. Solo se sei così forte mentalmente giochi alla pari, se non meglio, di Novak Djokovic, uno contro cui (sulla carta) non doveva esserci partita. È proprio quel match ha dato la dimostrazione della forza mentale di Cecchinato: dopo aver vinto i primi due set era comprensibilmente calato di concentrazione, ma proprio quando l’inerzia sembrava sfuggirgli di mano, Marco se l’è ripresa, con un tie-break che è già un instant classic dello sport italiano.

Dominic Thiem si è rivelato troppo anche per questo Cecchinato. Ma, come detto, partita c’è stata eccome. Anche stavolta il palermitano si è giocato tutto al tie-break, ha avuto pure tre set point (uno sul suo servizio) ma non è andata come aveva sperato. A quel punto il crollo è stato fisiologico. Comprensibile sentire tutta la stanchezza accumulata in quasi due settimane provanti dal punto di vista psicologico, con attenzioni triplicate nei suoi confronti giorno dopo giorno. Comprensibile perché Marco ci credeva ed aveva tutte le ragioni per farlo.

Sarà inevitabilmente rammaricato Marco, forse farà pure fatica a dormire stasera. Perché anche se sei alla prima semifinale in uno Slam ma sai di potertela giocare, non puoi accettare col sorriso la sconfitta. Ma da domani non potrà che essere soddisfatto della sua cavalcata e far ripartire la sua (nuova) vita tennistica. Non è retorica, ma questo Roland Garros (che è giusto, giustissimo continuare ad esaltare e celebrare) rappresenta un punto di partenza, deve esserlo per forza. Da domani niente più Challenger ma solo circuito maggiore, spesso addirittura giocando come favorito (specie nei primi turni) con tornei e trasferte da pianificare in maniera accorta, perché una classifica del genere (da lunedì Cecchinato sarà numero 27) va onorata e mantenuta. E magari pure migliorata. Consapevole che sarà dura ripetersi ma anche che con queste qualità si può andare lontano. E guai a parlare di fallimento al primo passo falso che, inevitabilmente, potrà capitare.

 

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: profilo Twitter Roland Garros

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