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Pallavolo
Volley, Nations League 2018: Italia, tra difficoltà e lacune. Il crollo azzurro preoccupa verso i Mondiali? Addio Final Six e il gioco…
Dalle imprese confezionate contro Brasile e Serbia passando per le bruttissime sconfitte con Argentina, Giappone e Australia fino allo scatto d’orgoglio contro la Francia e agli schiaffi presi da Russia e USA. Si riassume così la Nations League dell’Italia, estremamente altalenante nel corso dei cinque weekend del neonato torneo internazionale: qualche lampo di genio alternato a black out impensabili contro formazioni di seconda fascia che hanno compromesso la nostra possibilità di qualificarci alla Final Six. La nostra Nazionale chiude la competizione con 8 vittorie e 7 sconfitte, ottavo posto finale su 16 formazioni al via: il risultato è certamente deludente e purtroppo anche il gioco non ha emozionato, se non in alcune circostanze dove siamo riusciti a fare la differenza (pensiamo appunto ai tre successi con le big).
La strada verso i Mondiali casalinghi, ormai lontani poco più di due mesi, è impervia e sarà necessaria un’inversione di rotta se davvero vorremo ben figurare durante la rassegna iridata (l’obiettivo è quello di accedere alla terza fase per giocarci il titolo a Torino). Questa Italia è però al momento ancora troppo lontana dai vertici internazionali: vuoi per i mancati allenamenti, vuoi per i troppi voli intercontinentali (sballottati dall’Argentina all’Asia, in Europa solo all’esordio e nel weekend conclusivo), vuoi per la lunga stagione logorante coi club, gli azzurri hanno faticato a esprimere un gioco continuo in campo. Troppe le lacune al servizio, in ricezione e anche in attacco ma soprattutto senza le stelle non riusciamo a splendere: Ivan Zaytsev, Osmany Juantorena e Massimo Colaci erano assenti tra Seoul e Osaka dove purtroppo sono arrivate tre pesanti sconfitte e dove ci siamo fatti trascinare al tie-break dalla retrocessa Corea del Sud.
L’Italia ha bisogno degli uomini di riferimento, altrimenti diventa una normalissima squadra di seconda fascia con poco brio e con degli evidenti limiti tecnici che impediscono di sognare. Lo si è visto anche al PalaPanini di Modena (l’ottima risposta del pubblico è uno dei pochi dati positivi in vista dei Mondiali): quando lo Zar si accende riusciamo a brillare (contro la Francia è stato palese), altrimenti si soffre a ripetizione soprattutto se manca la Pantera. La Nations League ha poi lasciato in eredità altre criticità: Filippo Lanza sta faticando più del dovuto e i centrali non sembrano essere all’altezza della situazione. Le difficoltà croniche a muro (salvo eccezione) e il mancato feeling con il palleggiatore potrebbero essere un limite importante per la selezione tricolore in determinati contesti.
La confusione in banda sembra poi regnare sovrana: Gabriele Maruotti sembrava addirittura essere diventato titolare (ma ha avuto un risentimento fisico prima della sfida coi transalpini), Luigi Randazzo è spesso andato in affanno, Simone Parodi ha avuto soltanto dei lampi, Oleg Antonov si è infortunato subito in avvio. Il problema in posto 4 va risolto: vero che potremo contare su Juantorena-Lanza come titolari (ma con Pippo che deve compiere un salto di qualità rispetto a quanto visto nelle ultime settimane) ma non abbiamo riserve in grado di dare un supporto importante. Simone Giannelli si è infortunato contro il Giappone ma fortunatamente si è rimesso rapidamente perché senza di lui la regia è andata in affanno: Baranowicz e Spirito non si sono purtroppo dimostrati all’altezza. L’unica piacevole novità è quella di Gabriele Nelli che si è dimostrato un opposto di valore quando ha avuto l’occasione di giocare.
L’Italia abbandona la scena e lascia il palcoscenico a Francia, Russia, USA, Serbia, Brasile, Polonia che si contenderanno il trofeo a Lille la prossima settimana. La nostra Nazionale si prende un periodo di riposo, poi si ripartirà con il lungo lavoro verso i Mondiali: bisognerà arrivarci a puntino, un Paese intero vuole emozionarsi con la sua squadra e sogna il bersaglio grosso. I mezzi tecnici non mancano ma serve un deciso cambio di passo per non rimanere incompiuti.
(foto Valerio Origo)
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Nany74
25 Giugno 2018 at 11:38
Che l’Italia abbia dei problemi a livello di ricambio generazionale/riserve a disposizione è evidente e non lo scopriamo oggi. Gli USA che hanno presentato degli elementi di 21 anni che già si esprimono ad alti livelli e non sono certo piovuti dal cielo: sono frutto del lavoro sui vivai che in Italia manca quasi totalmente. Le difficoltà sono chiare e non solamente di banda. Un giocatore come Randazzo lo stiamo aspettando da anni, ma è sempre allo stesso livello: problemi in battuta (con il lancio palla quasi assurdo..), muro scomposto, schiacciate a colpo chiuso e conseguente murata a tetto…sempre quelli sono i problemi e sempre gli stessi i suggerimenti del CT, ma se il ragazzo ascolta poco e non esplode, forse non è così talentuoso come si crede. La Lube rinnova il prestito a PD, chissà come mai no? Non sono stupidi: il giocatore potrebbe essere fortissimo, ma non lo è ancora e quindi lasciano che giochi in una squadra con meno pretese. Non voglio accanirmi su un giocatore solo, perchè non sarebbe corretto, ma è solo un esempio che parla per tutti. Il nostro livello è questo e, come ho già detto, a Tokyo avremo due scelte: una nazionale di vecchietti collaudati oppure una formazione di giovani allo sbaraglio, non si può fare altro. A questo punto chiamare nuovamente giocatori come Botto, Rosso o Travica (parlando di palleggiatori) potrebbe non essere un azzardo totale, magari solo per esperienza internazionale già vissuta (Rosso escluso ovviamente…). Che differenza c’è con Randazzo, Maruotti e Baranowicz? Speriamo almeno che nei mesi che mancano al mondiale, qualcosa si riesca ad affinare nella chimica di squadra, almeno potremo dire di aver giocato al nostro massimo, lottando fino all’ultimo pallone. Povera Italia….
ale sandro
26 Giugno 2018 at 00:12
La cosa che mi fa specie è che per un buon quarto di secolo l’Italia ha avuto nel campionato italiano una fonte di giocatori praticamente in ogni ruolo, in grande quantità, che ha permesso le vittorie dall’80 ,prima con i club e poi anche con la nazionale. Ricordo ancora l’estate della prima world league nel 90, con “Italia-1” di Velasco prepararsi e vincere i Goodwill Games, e a cosiddetta Italia -2 affidata a Frigoni in trasferta negli Usa a disputare alcune fasi del girone e vincere contro i padroni di casa. Tutto questo oggi sembra quasi fantascienza.
Con le dovute proporzioni anche da queste cose si vede la differenza, perchè gli azzurri hanno affrontato diverse partite con una sorta di squadra b , evidentemente con molti sali scendi e non sempre all’altezza della situazione. Mi vengono in mente certi discorsi fatti riguardo alcuni giocatori ritenuti non indispensabili,anche nei confronti dei centrali. Non mi pare sia proprio così. Anche nei commenti , qui e altrove, ho letto spesso nomi “nuovi” di gente ritenuta assolutamente meritevole di fiducia, ma rimango con la mia perplessità.
Forse sono critico io , ma tu vedi qualche nome anche tra i giovani che negli scorsi anni han fatto qualche buon risultato nei vari eventi di categoria, che possano rientrare in questo quadriennio nel giro che conta?
La miglior Italia più recente rimane quella del biennio coppa del mondo – giochi 2015-16 con quei titolari, a parte l’exploit in Grand Champions Cup ’17.
Speriamo possa prepararsi allenandosi al meglio, e anche su questo aspetto , personalmente non ho apprezzato già dallo scorso anno da parte di Fipav, il non riuscire a confermare Giorgio d’Urbano che aveva ottimamente preparato gli azzurri a fine quadriennio precedente, senza nulla togliere a Di Mario, come già dissi lo scorso anno, si potevano integrare entrambe le risorse.
Nany74
26 Giugno 2018 at 18:49
Finchè si spendono centinaia di migliaia di euro per far arrivare Leon in Italia invece che creare serbatoi di giocatori italiani che, tra qualche anno, possono essere utilizzati da club e nazionale con profitto, sarà dura avere 2 nazionali che vincono. Leon riempie i palazzetti, mentre i giovincelli no e quindi niente sponsor. La cultura è cambiata e mi dispiace moltissimo.
Quello che mi fa strano è che agli eventi giovanili, ce la caviamo anche discretamente, ma poi i giocatori non esplodono perché non gli si da fiducia: tutto e subito, altro che progetti!!
Venendo alla tua domanda: eh, non è facile rispondere. Di giovani, anche in questo campionato, ho visto Pinali e Argenta come schiacciatori (ad esempio) o Sbertoli come palleggiatore (molto più carismatico di Spirito a mio parere). Al centro c’è gente come Ricci, Polo o Mattei, ma di talenti dirompenti onestamente non ne vedo tanti. Non ho citato Milan che sta facendo bene ai giochi del Mediterraneo e che forse meriterebbe una chance ed anche Fedrizzi sembrava orientato verso una crescita discreta, ma manca l’esplosione come per Randazzo. Quanto mi manca la Sisley Treviso ed i weekend alla Ghirada (la zona sportiva di Treviso) piena di gente… 🙂
Nel femminile forse qualcosa di meglio c’è sul territorio: ho avuto a che fare con realtà molto locali, ma ugualmente ben salde e radicate e sono stato impressionato positivamente, ma nel maschile…mah. Secondo me bisognerebbe provare a giocare a volley anche a scuola, come facevo ai “miei tempi”: eravamo tanti e nessun vero campione, ma parecchi ragazzi dalle discrete potenzialità, questo di sicuro allarga il bacino di utenza degli osservatori.
Speriamo, come hai detto tu, che si riesca a ricreare almeno lo spirito di squadra visto alle Olimpiadi, se non altro per giocarsi il mondiale casalingo senza perdere col Giappone al Foro Italico (potrei ucciderli tutti a mani nude se succedesse…). Onestamente mi sento di dire che non è sempre colpa dei campionati compressi o delle trasferte più lunghe: per quanto poco, ogni altra nazionale mette in pista 1 o 2 giovani ad ogni manifestazione e si esprimono già discretamente. Questo a noi, manca del tutto!