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F1, i precedenti della Ferrari nel GP di Germania: la Rossa senza vittorie nell’era dei motori ibridi

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Nel prossimo weekend il Circus della Formula Uno fa rotta verso la Germania, in particolare verso Hockenheim, sede storica che dopo una stagione di assenza torna a caratterizzare il Mondiale. Quello che si disputerà domenica sarà il 63esimo GP in terra tedesca e si prospetta un confronto che ha molto a che fare coi colori teutonici: da un parte Sebastian Vettel, in vetta al campionato con la Ferrari, e dall’altra la Mercedes desiderosa di riscatto dopo Silverstone (Gran Bretagna). Un round speciale nel quale la scuderia di Maranello si è imposta 21 volte.

 Il debutto del GP di Germania in F1 fu nel 1951 e il teatro dell’appuntamento fu il Nurburgring, l’Inferno verde lungo 22,8 chilometri. Fu la Ferrari con Alberto Ascari ad imporsi. Il pilota milanese concesse il bis l’anno seguente mentre la Rossa fece tris nel 1953 con Giuseppe Farina. Il Cavallino Rampante centrò il bersaglio grosso anche nel 1956 con il fenomenale Juan Manuel Fangio. Maranello dominò anche l’unica edizione del GP sul circuito dell’AVUS, a Berlino. Si trattava di una pista composta da due rettilinei uniti da altrettante curve paraboliche che richiedevano tantissimo alle gomme. La gara non a caso fu disputata in due manche ed il successo andò a Tony Brooks.

Quattro stagioni dopo, nel 1963, fu John Surtees con la 156 a vincere, realizzando la sua personale doppietta l’anno successivo quando, con la 158, si aggiudicò una corsa fondamentale per l’iride. La Ferrari trionfò ancora al Nurburgring nel 1972, con Jacky Ickx, e nel 1974, con lo svizzero Clay Regazzoni. Il 1976 fu l’anno del terribile incidente di Niki Lauda di cui l’austriaco oggi porta i segni. Un crash spettacolare che vide nei giorni seguenti Lauda lottare strenuamente per la propria vita. La sua grande forza di volontà lo sorresse e fu il primo a trionfare sul nuovo palcoscenico della gara, ad Hockenheim, nel 1977: oltre sei chilometri di rettilinei tra gli alberi della Foresta Nera con, alla fine, il difficile Motodrom, caratterizzato da una serie di curve insidiose per le vetture.

Nel 1982 Patrick Tambay e la 126 C2 conquistarono un successo che nessuno però volle festeggiare. Nelle prove del sabato Didier Pironi, in lizza per il titolo con la Ferrari, fu gravemente ferito alle gambe portando, a pochi mesi dalla tragedia di Gilles Villeneuve, alla fine della sua carriera automobilistica. L’anno successivo fu René Arnoux con la 126 C3 ad occupare il primo gradino del podio. Nel 1985 ci fu il grande ritorno al Nurburgring che, completamente ristrutturato, era diventato un autodromo moderno. Fu la Ferrari di Michele Alboreto a vincere. Trascorsero nove anni e ad interrompere il digiuno ci pensò Gerhard Berger con la 412 T1.

Cinque anni più tardi tocco all’irlandese Eddie Irvine far cantare i tifosi della Rossa mentre nel 2000 Rubens Barrichello, fortunato per l’ingresso in pista della Safety Car ed abile a resistere in pista con le gomme da asciutto nonostante su metà pista piovesse, poté esultare in lacrime. Michael Schumacher vinse nel 2002 al debutto sulla nuova versione di Hockenheim, un circuito completamente diverso dal precedente, senza più i lunghi rettilinei nel bosco ma con una lunga traversa, la curva Parabolika, che unisce la prima e l’ultima parte della pista. Del tracciato precedente è rimasto il solo Motodrom, anche se le difficoltà per i piloti sono molto diverse. Il tedesco ha ottenuto due successi nel 2004 e nel 2006, mentre le ultime due affermazioni della Rossa portano il nome di Fernando Alonso, trionfatore nel 2010 e nel 2012.

Nelle ultime due edizioni (2014-2016) sono arrivate due affermazioni delle Frecce d’Argento nell’era dei motori ibridi. Pertanto, come già accaduto in Canada ed in Gran Bretagna, il Cavallino vorrà invertire la rotta anche in questo caso.

 





giandomenico.tiseo@oasport.it

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