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F1, Mondiale 2018: i 5 motivi per cui la Ferrari può ancora credere nella vittoria finale

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Giro di boa nel Mondiale di F1. La metà del campionato è già stata superata con la gara di Budapest ma ora il Circus va in vacanza. Piloti e team potranno godersi, ma solo dopo i test (in programma martedì e mercoledì all’Hungaroring), tre settimane di pausa prima di rituffarsi nel rush finale. Ad andare in vacanza più contento di tutti è Lewis Hamilton, che con la vittoria di ieri ha allungato a +24 su Sebastian Vettel, comunque bravo a limitare i danni con il secondo posto. Nelle ultime due gare la Ferrari pareva destinata ad essere lei ad allungare, e invece ora deve inseguire. Ma di motivi per continuare a sperare nel titolo ce ne sono. Eccone cinque.

1) La macchina è superiore alla Mercedes, anche se di poco

I sentori c’erano tutti perché la SF71H era nata sotto un buon auspicio. Gli ingegneri di Maranello hanno preso quanto di buono fatto negli ultimi anni, soprattutto nel 2017, per proseguire su quella scia ma con alcune, fondamentali modifiche. Su tutti il passo, più allungato rispetto allo scorso anno, soluzione che nel corso della stagione aveva fatto la differenza in favore della Mercedes. Le novità si sono pian piano tradotte in una maggiore competitività, fino addirittura a superare l’eterna rivale. Lo dice il fatto che la Ferrari ha mostrato grande competitività anche su piste solitamente meno congeniali e su cui, almeno sulla carta, la W09 doveva dominare. L’Austria, Silverstone con la pole sfiorata da Vettel per soli 98 millesimi, la Germania. Non sempre, però, la Rossa è stata in grado di raccogliere quanto meritava…

2) Anche circuiti come Spa e Monza, in passato sfavorevoli, ora si adattano alla Ferrari che forse ha la miglior power-unit

Dopo la pausa si riparte da Spa e Monza. Due circuiti storici ma anche due piste su cui la Ferrari ha faticato nella sua storia recente. Dodici mesi proprio il ritorno dalle vacanze segnò il lento declino delle ambizioni iridate, naufragate definitivamente nell’incidente al via a Singapore. L’ultima vittoria di una Rossa in Belgio è datato 2009, con Kimi Raikkonen, mentre risale all’anno successivo l’ultimo trionfo in casa a Monza, con Fernando Alonso. Un’era fa. Quest’anno, però, come detto, la musica sembra cambiata perché la SF71H è in grado di adattarsi a tutte le piste, anche quelle di motore. Merito di una power unit solida, performante e affidabile, sviluppata in maniera ottimale anche durante la prima parte di stagione.

3) Gli episodi favorevoli a Hamilton potrebbero girare

È il Mondiale degli episodi, in cui i valori vengono costantemente ribaltati, gara dopo gara. Cominciando da Melbourne, dove l’intervento della VSC fu decisivo per regalare la vittoria a Vettel, fino a Budapest, dove Seb ha perso un paio di secondi di troppo al box vanificando qualsiasi chance di vittoria. Il weekend dell’Hungaroring è stato l’emblema perfetto: la Ferrari era velocissima sull’asciutto, ben più della Mercedes, ma proprio nel momento decisivo delle qualifiche ecco che la pioggia ha rimescolato le carte, regalando l’asso al mago del bagnato Hamilton. Non sono mancati anche episodi favorevoli alla Ferrari fin qui, come il doppio ritiro delle Frecce d’Argento in Austria, ulteriore conferma che la fortuna gira e che questo Mondiale potrà riservare sorprese fino all’ultima bandiera a scacchi.

4) La Mercedes ha già mostrato qualche crepa nell’affidabilità

Se la Ferrari si è dimostrata fin qui affidabile lo stesso non si può dire della Mercedes. Per la Rossa è arrivato un solo ritiro dovuto a problemi meccanici, a Barcellona con Raikkonen, mentre nel team di Brackley i problemi sono stati maggiori. Le Frecce d’Argento hanno perso quell’aura di macchina perfetta, quasi “facile” da guidare, come se andasse su binari propri invisibili per gli altri. Problemi sfociati nel doppio ritiro in Austria, una storica prima volta nell’era turbo (nel 2014 a Barcellona fu dovuto a un incidente tra Hamilton e Rosberg). Problemi che però fin qui sono stati compensati alla grande dal lavoro del team e soprattutto di Lewis, perfetto nel massimizzare il risultato negli ultimi due weekend.

5) Gli errori potrebbero aver reso più forte Sebastian Vettel, deciso a dimostrare di non essere da meno a Hamilton

Hamilton massimizza, Vettel no. Una sintesi (superficiale ma comunque corretta) della prima parte di stagione. Lewis ha limitato i danni quando la Mercedes non era la vettura migliore in pista, riuscendo a sfruttare anche la minima chance di vincere. Il contrario di Seb, che invece ha sprecato malamente diverse occasioni. Baku, Le Castellet, Spielberg (“salvato” poi dal ritiro della Mercedes in gara), infine Hockenheim, con quel “piccolo errore che ha però avuto un impatto enorme sul risultato“. Proprio quest’ultimo potrebbe rivelarsi decisivo, perché la Ferrari stava per dare il colpo di grazia e mettere in difficoltà Hamilton e la Mercedes, ma in un istante tutto è girato. Ma Vettel è orgoglioso e determinato più che mai a riscattare questi sbagli. Lo ha dimostrato nella prima parte di weekend a Budapest, quando è stato velocissimo. E pazienza se poi è arrivata l’acqua a rovinare i piani; anche in gara il tedesco ha dimostrato concentrazione e freddezza, sapendo aspettare prima di piazzare l’affondo su Bottas.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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