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Golf, Francesco Molinari: da Wentworth a Carnoustie, da campione a leggenda. Ma il futuro è ancora da scrivere

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Da Wentworh a Carnoustie. Dal BMW PGA Championship all’Open Championship, il Major più prestigioso. Sono stati due mesi straordinari per Francesco Molinari, una scalata verso l’apice del golf mondiale. Chicco è diventato il primo golfista italiano a trionfare in un torneo dello Slam, guadagnandosi di diritto un posto nella leggenda dello sport italiano, perché mai nessuno prima di lui c’era riuscito, nemmeno il grande Costantino Rocca, che proprio al British Open fu secondo nel 1995.

Un successo storico, non tutt’altro che frutto del caso. In sede di presentazione l’avevamo detto: questo era il momento giusto. Perché Molinari arrivava a Carnoustie nel periodo migliore della sua carriera, in cui continua a raccogliere i frutti di una scelta fatta qualche anno fa, decidendo di compiere il salto al di là dell’oceano e frequentare con regolarità il tour americano. Adattarsi gli è costato, perché non è stato ovviamente facile mantenere il doppio impegno con il circuito europeo e passare di settimana in settimana da un tipo di percorso all’altro.

Ma il rischio ha pagato e i passi avanti sono stati notevoli, sia in termini di risultati (prima di ieri era arrivato il secondo posto al PGA Championship dello scorso anno), sia dal punto di vista tecnico. Molinari è migliorato sul gioco corto, impreziosito dalla sua solita precisione da tee a green. Ma il salto principale Chicco l’ha fatto dal punto di vista mentale, nella gestione del torneo, dei quattro giri e del rischio. Un aspetto essenziale per trionfare su un percorso links e a Carnoustie in particolare. Mentre gli altri sbagliavano, infatti, il torinese ha continuato a fare il suo gioco, infilando una sequenza di par, rispettando il “mostro” ma colpendolo nei momenti giusti. Portandosi a casa la Claret Jug.

Da Wentworth a Carnoustie: due mesi per entrare nella storia

I segnali c’erano tutti. A cominciare da fine maggio, quando Molinari ha trionfato sul percorso di Wentworth, vincendo il BMW PGA Championship, ovvero il torneo più importante dello European Tour, considerato da molti una sorta di mini-Major europeo. Un successo prestigioso, che ha aumentato la fiducia di Chicco, che aveva già chiuso la scorsa stagione in crescendo, eguagliando il miglior piazzamento di un italiano in un Major.

Dopo Wentworth è stata la volta dell’Open d’Italia, altro torneo delle Rolex Series. Molinari è stato in lotta per tutte e quattro le giornate, come ormai gli capita da tre anni a questa parte, ma la vittoria è sfumata alla penultima buca, in favore del danese Olesen. Poi è arrivata la parentesi dello US Open, giocato su un altro percorso terribile e terminato al 25° posto, risultato comunque positivo.

A quel punto Molinari si è trovato di fronte ad un bivio nella sua marcia di avvicinamento all’Open Championship: tornare in Europa e giocare l’Open di Francia sul percorso su cui andrà in scena la prossima Ryder Cup o continuare negli States? Chicco ha optato per la seconda strada, complice l’esigenza di guadagnarsi un posto nei playoff della FedEx Cup e soprattutto confermare la carta per il prossimo anno. Una scelta non facile, una sorta di compromesso, che però è valso l’azzardo, perché al National è arrivato il primo successo nel PGA Tour, anche in questo primo italiano di sempre a riuscirci.

Già questo poteva bastare, ma perché fermarsi? Proprio nell’ultimo weekend prima del Major britannico, Molinari è andato vicinissimo a ripetersi (secondo al John Dale Classic), arrivando a Carnoustie in piena forma e fiducia. Probabilmente non è stato il percorso di avvicinamento ideale, senza assaggiare un links e tuffandosi direttamente tra le braccia del “mostro”, ma anche in questo caso Chicco ha avuto l’ultima parola.

Nei primi due giri si è ambientato, poi nel terzo, quando le condizioni sono diventate più favorevoli, ha accelerato. Ma il capolavoro è stato ovviamente l’ultimo round. Fianco a fianco con Tiger Woods, che a un certo punto era pure balzato in testa alla classifica, Molinari ha fatto il suo gioco, è rimasto concentrato ed ha atteso il momento giusto per piazzare la zampata e allungare. Poi è arrivata l’attesa, spasmodica dopo la fine del giro, sfociata nella gioia finale. Francesco Molinari è il champion golfer of the year.

Francesco Molinari e un futuro tutto da scrivere

Gli ultimi due mesi basterebbero a fare una carriera ma le premesse per proseguire ci sono tutte. L’Open Championship è il Major più prestigioso, ti consegna alla storia, ma la carriera va avanti e ci sono altre belle pagine da scrivere. E Molinari ha le carte in regola per farlo. Ha 35 anni ed è nel miglior momento, avendo ancora diverse stagioni ad alto livello davanti a sé. Soprattutto, ora che ha raggiunto l’obiettivo potrà giocare con un approccio diverso, alleggerito dall’aver già conquistato un trofeo di prestigio.

Ci sono altri Major da giocare e soprattutto la Ryder Cup. Chicco c’era già nelle edizioni vincenti del 2010 e del 2012, quando ebbe già l’occasione di misurarsi con Tiger. Quest’anno farà il suo ritorno nel team europeo da protagonista assoluto, chiamato ad un ruolo di primo piano visto il suo 2018, e chissà che non possa esserci un altro affascinante incrocio con Woods.

Ma l’edizione segnata con il cerchio rosso sull’agenda del torinese è quella del 2024, quella che si giocherà a Roma, davanti ai suoi tifosi, quando Molinari potrà scrivere un’altra pagina di storia del golf italiano e mondiale.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: profilo Twitter PGA Tour

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