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Nuoto, Europei 2018: Margherita Panziera al bivio della carriera. La grande occasione per il salto di qualità

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La corsa alla successione di Federica Pellegrini come leader della squadra femminile italiana di nuoto è iniziata e la volata a tre ad altissimi livelli è lanciata: lo scettro potrebbe passare a Simona Quadarella, in grande crescita nel mezzofondo dopo l’exploit dello scorso anno a Budapest con il bronzo mondiale, oppure restare in Veneto con Ilaria Cusinato che sembra lanciatissima nei misti e si migliora ogni volta che scende in vasca, come è successo a Roma quando ha strappato il record dei 200 misti ad Alessia Filippi.

A proposito di record strappati ad Alessia Filippi c’è la “terza incomoda” nella corsa alla leadership in Nazionale, anche lei viene dal Veneto, da Montebelluna, per la precisione, anche lei si migliora con una frequenza elevatissima da un anno a questa parte, anche lei ha ritoccato il record (che apparteneva ad Alessia Filippi) nei 200 dorso a Roma e, a differenza delle “rivali” è nata in agosto come Federica Pellegrini: è Margherita Panziera che non rientra più tra le giovanissime della Nazionale azzurra ma con i suoi 23 anni non si può certo considerare una veterana. Di lei si ricordano soprattutto le lacrime che le solcavano il viso in zona mista quando, fino ad un anno fa, non riusciva ad esprimere tutte le sue potenzialità, un po’ per via dell’emotività che le bloccava muscoli e testa, un po’ per qualche problema fisico che l’ha accompagnata per diverso tempo (mononucleosi e citomegalovirus). Quelle lacrime che hanno lasciato il posto ad un sorriso radioso, perchè nell’ultimo anno c’è quasi solo gioia nella vita sportiva e non solo di Margherita Panziera.

Il 2017 è stato l’anno che l’ha cambiata: il fidanzamento con Simone Ruffini, uno dei campioni azzurri del mezzofondo, la consapevolezza delle proprie qualità, la conquista in extremis della qualificazione per i Mondiali di Budapest dove era l’unica dorsista azzurra e ha chiuso con una semifinale e un miglioramento sensibile nei 200 dorso, il record italiano strappato alla Pellegrini nei 100 dorso in vasca corta e il bronzo europeo a Copenhagen. Da lì un crescendo wagneriano, con le vittorie di Riccione ai campionati italiani, gli exploit di Tarragona ai Giochi del Mediterraneo e l’esplosione definitiva a Roma al Settecolli con tempi di valore assoluto che ne fanno una delle favorite per il podio nei 200 e, perchè no, anche nei 100 dorso in vista degli Europei di Glasgow.

La rivale numero uno in Europa, ma non solo, si chiama Katinka Hosszu che arriva un po’ al buio a questi Europei dopo le vicissitudini di carattere familiare-lavorativo ma Margherita Panziera, come gran parte delle rivali in giro per il mondo, non deve fare la corsa su Hosszu, bensì su se stessa. Migliorarsi anche a Glasgow vorrebbe dire per la dorsista veneta entrare in una ristretta cerchia di atlete in grado di giocarsela per il podio mondiale alla vigilia del biennio orientale, prima con i Mondiali in Corea e poi con le Olimpiadi a Tokyo. C’è bisogno della spinta giusta, quella che, ad esempio, è arrivata dal bronzo europeo a Copenhagen perché salirci, su quel podio continentale, può essere la chiave per aprire le porte di altri risultati di grande spessore.

Margherita Panziera ha sempre impostato le sue gare, specialmente nei 200, su una seconda parte travolgente ma ultimamente ha cambiato prospettiva. non più passaggi lenti e ritorni velocissimi che a volte non bastavano per colmare il gap con le rivali: ora le energie sono meglio distribuite nell’arco della gara e l’impressione è che il suo percorso di crescita non sia concluso, anzi, con il perfezionamento del lavoro sui particolari (partenza, virata e subacquea) e sulla tattica di gara, Margherita Panziera possa migliorare ancora tanto: a Glasgow, per il podio, sarebbe più che sufficiente quella vista a Roma circa un mese fa.

 





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