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Tennis: Matteo Berrettini, l’astro nascente. La testa giusta per continuare a crescere

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E dopo i trionfi di Fabio Fognini a Bastad (Svezia) e di Marco Cecchinato ad Umago (Croazia), è la volta di Matteo Berrettini a Gstaad (Svizzera). A 22 anni e 3 mesi il giovane tennista italiano ha completato la sua “Settimana da Dio” aggiudicandosi il primo titolo ATP in carriera, sconfiggendo il numero 17 del mondo Roberto Bautista Agut, senza perdere un set e concedere break, terminando il torneo senza mai aver perso il servizio. Il tutto arricchito dal successo in doppio con Daniele Bracciali.

Un dominio assoluto quello di Matteo valso il posto n. 54 nel circuito ATP e la consapevolezza di poter giocare ad alto livello su qualsiasi superficie. Il tennis è uno sport complicato che richiede tutto: fisico, testa e varietà tecnica. Il signor Berrettini, alto 193 cm, ha molte di queste qualità: un dritto micidiale ed un servizio che nessuno italiano ha.

Spesso questi fondamentali sono stati poco efficaci nel Bel Paese . Per il ragazzo di Roma non è così e le percentuali di efficienza nel corso dell’ATP di Gstaad lo testimoniano. Una battuta potente e precisa che gli ha consentito già nei match precedenti di questo 2018 di ottenere alcuni risultati considerevoli: la prima partecipazione ad un Major (Australian Open 2018), il terzo turno al Roland Garros ed il secondo a Wimbledon dopo aver eliminato una testa di serie come Jack Sock in rimonta, su una superficie ancora poco conosciuta come l’erba di Church Road.

Contro il più esperto Bautista Agut, con 15 finali ATP alle spalle, si prefigurava una partita complessa ma l’azzurro, forte delle proprie certezze, ha impresso il suo ritmo, facendo la differenza con il dritto ed esibendo un tennis vario fatto di alcune accelerazioni di rovescio (il colpo che ha migliorato maggiormente) e di palle corte di pregevole fattura.

Certo, il gioco del classe ’96 non è brillante come quello di Fognini ed i suoi spostamenti non possono essere efficaci come quelli del ligure, vista l’altezza. Tuttavia, la continuità è notevole ed i suoi vincenti ricordano molto un tennista italiano del passato come Omar Camporese. I margini di miglioramento sono ancora molto ampli e ci si augura che questa vittoria elvetica sia la prima di una lunga serie.

L’azzurro sembra avere la testa giusta, contornato da uno staff che lavora bene e lo motiva al meglio. La scalata si farà sempre più ripida ma Matteo può aspirare a traguardi ambiziosi dando seguito al proprio impegno e mettendo in mostra il talento di cui è dotato.

 

 



Foto: livephotosport / Claudio Bosco

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