Ciclismo
Tour de France 2018: Nairo Quintana, tutto sulla Grande Boucle. Il colombiano ha corso pochissimo, incognita sulla condizione
Tra i grandi favoriti della 105a edizione del Tour de France spicca il nome di Nairo Quintana. Il 28enne colombiano parte non solo con l’obiettivo di contrastare il dominio di Chris Froome sulle strade del territorio transalpino, ma soprattutto con l’intento di completare la Tripla Corona (Giro, Tour e Vuelta).
Il Condor sta preparando una stagione intera per concentrarsi esclusivamente su quel trofeo sfuggitogli di mano per poco più di un minuto nel 2015. Terzo anno consecutivo e quinta partecipazione al Tour, tre volte sul podio (secondo nel 2013 e 2015, terzo nel 2016) e il 12° posto del 2017 da riscattare (con la centesima edizione del Giro d’Italia nelle gambe). Ora più che mai la propria squadra dal 2012, la Movistar, si presenta competitiva: oltre a Quintana, la casa ciclistica spagnola schiera due corridori con le potenzialità per entrare nella top-10 della classifica generale, gli iberici Alejandro Valverde e Mikel Landa. Due gregari di lusso vero, ma le gerarchie del team potrebbero variare da un momento all’altro, a seconda delle condizioni fisiche dei singoli scalatori, con la coppia spagnola pronta a scalfire il ruolo di capitano al colombiano. Proprio la forma si rivela la grande incognita del vincitore della Vuelta 2016, che nel corso dell’anno solare corrente è sceso poche settimane in strada per confrontarsi con gli altri avversari: nel complesso secondo alla Colombia Oro y Paz di inizio febbraio, battuto nell’ultima frazione da Egan Bernal, stesso piazzamento nella Volta a Catalunya di fine marzo alle spalle del compagno di squadra Valverde, solo quinto al Giro dei Paesi Baschi (inizio aprile) e sul gradino più basso del podio meno di un mese fa al Giro di Svizzera.
Ventuno tappe sono lunghe, ma il Condor possiede grande esperienza e sa come gestire le proprie forze per ottenere l’unico trofeo di un grande giro che gli manca in bacheca. E vale la pena di ricordare che, come dimostrato nelle edizioni precedenti, la squadra influisce non poco sul successo.
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Foto: Valerio Origo