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Tour de France 2018, Vincenzo Nibali si difende e stringe i denti. Alpe d’Huez già decisiva per il podio

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La condizione di Vincenzo Nibali è buona, ma non eccellente: questo il responso dell’undicesima tappa del Tour de France 2018, con arrivo in salita a La Rosiere. Il siciliano ha compiuto un grande balzo in classifica, salendo al quarto posto della generale a 2’14” dalla nuova maglia gialla, il britannico Geraint Thomas. L’obiettivo podio resta assolutamente alla portata, anche se molto dipenderà dalla terribile frazione di domani con arrivo sulla mitica Alpe d’Huez, la salita più dura di tutta la Grande Boucle.

Se lo Squalo aveva convinto sugli strappi della prima settimana, domenica scorsa si era limitato ad una tattica attendista sul pavé della Parigi-Roubaix che lo aveva esaltato nell’edizione trionfale del 2014. Oggi, sulla penultima salita di giornata, ha messo in testa a tirare prima il fido Franco Pellizotti, poi Domenico Pozzovivo per ridurre il gap dello spagnolo Alejandro Valverde, autore di un velleitario tentativo da lontano. Con due compagni di squadra davanti, sembrava imminente un attacco di Nibali in discesa: il 33enne, tuttavia, ha temporeggiato, decidendo di non seguire lo scatenato olandese Tom Dumoulin.

Sull’ascesa conclusiva verso La Rosiere sono iniziati i problemi. Il fuoriclasse siculo ha pagato dazio ogniqualvolta qualcuno degli avversari ha deciso di scattare. Una notizia allarmante, perché al capitano della Bahrein-Merida sembra mancare il cambio di ritmo in salita, un po’ come era avvenuto a Fabio Aru al Giro d’Italia. Con la consueta grinta è riuscito tuttavia a salire con il proprio passo, rientrando su Quintana e Bardet e, nel complesso, limitando i danni da Chris Froome (39″).

L’ascesa conclusiva, 17,8 km al 5,8% di pendenza media, non si sposava al meglio con le caratteristiche di Nibali, perché molto più adatta a passisti-scalatori esplosivi come Tom Dumoulin. Inoltre lo Squalo spesso fatica a carburare in tappe brevi come quella odierna, lunga appena 108 km (il problema è che la prossima settimana, sui Pirenei, la diciassettesima frazione misurerà appena 65 km, la più corta di sempre…). Domani, dunque, dovrebbe andare molto meglio con i 175,5 km che porteranno i corridori ad affrontare la temibile Alpe d’Huez. Sarà uno spartiacque fondamentale, forse decisivo per il Tour di Nibali. Al momento il siciliano non può pensare di competere con Chris Froome: il vincitore del Giro d’Italia ha mostrato una forma straripante, appare una spanna sopra tutti i rivali e sembra davvero avviato alla mitica doppietta che non si verifica dal 1998 (Thomas permettendo). A parte il kenyano bianco, tuttavia, i valori appaiono molto livellati e sappiamo come l’italiano riesca poi a dare il meglio di sé nel corso della terza settimana. Per questo sarà decisivo riuscire a tenere il treno dei migliori domani o, comunque, provare a non perdere troppo terreno. Se Nibali riuscirà a scavallare lo scoglio dell’Alpe d’Huez senza troppi danni, allora il podio diventerebbe un traguardo concreto.

NIBALI: “C’E’ TEMPO PER RECUPERARE, IL TOUR E’ LUNGO”





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Foto: Pier Colombo

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