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Wimbledon 2018: Kevin Anderson batte John Isner dopo sei ore e mezza e va in finale! Finisce 26-24 al quinto set

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Una semifinale epica, la più lunga della storia di Wimbledon: il sudafricano Kevin Anderson batte lo statunitense John Isner dopo sei ore e trentacinque minuti di aspra battaglia sportiva con il punteggio di 7-6(6) 6-7(5) 6-7(9) 6-4 26-24 ed approda in finale. Incontrerà il vincente della sfida tra l’iberico Rafael Nadal ed il serbo Novak Djokovic.

Nel primo set gli unici problemi al servizio per il sudafricano si palesano nel terzo game, lungo 22 punti, nel quale è costretto ad annullare ben quattro palle break. L’unico momento difficile per Isner invece arriva nel corso del decimo gioco, quando serve per restare nel set ed è costretto ad annullare una palla break sul 30-40. Anche lo statunitense si salva e si va al tie break. Il primo minibreak lo firma proprio Isner, che scappa sul 3-1, ma Anderson dopo il cambio di campo vince il punto in risposta riequilibrando la contesa. Si gira così sul 6-6, poi Anderson va a set point e chiude 8-6 vincendo l’ultimo punto in risposta.

Nel secondo set il servizio è ancor più dominante e si registra una sola palla break: arriva nel nono game, ancora con Isner al servizio, ma lo statunitense è bravo a salvarsi ancora, così, per la seconda volta si va al tie break. Stavolta però Isner guadagna subito un doppio minibreak e vola sul 5-0. Anderson ne recupera uno, ma l’americano sale 6-3 e, dopo non essere riuscito a chiudere la pratica in risposta, vince 7-5 e porta il conto set sull’1-1.

Nella terza frazione i tennisti al servizio continuano ad essere dominanti, ma stavolta, dopo 31 giochi senza break, lo strappo arriva nell’ottavo game: Anderson trova addirittura a 15 il 5-3 e va a servire per il set. L’impensabile però accade: Isner trova l’immediato controbreak, a 30, e si va, ancora una volta al tie break. In questo caso i minibreak si sprecano, come i set point: Isner fa suo un parziale da pazzi per 11-9 e si porta in vantaggio.

Nel quarto parziale il cinismo dei due in campo è micidiale: prima occasione e break Anderson nel quinto gioco, ma nel game seguente prima occasione per Isner ed il controbreak è servito. Altro tie break? Anderson dice no, ed allunga nuovamente nel nono gioco, concretizzando anche la seconda palla break guadagnata. Nel decimo gioco il sudafricano sale 40-0, si fa portare ai vantaggi ma chiude la pratica per 6-4 rinviando ogni discorso al quinto set.

Nel parziale decisivo a Wimbledon, come nei primi due tornei stagionali dello Slam non c’è il tie break: la sfida diviene una “Neverending story”: nei primi dieci giochi, il giocatore alla risposta racimola appena sei punti. La prima palla break si palesa sul 7-7, nel corso del quindicesimo game, ed è Isner a concederla, ma Anderson non la sfrutta. Stesso copione nel gioco numero ventuno, sul 10-10. Il sudafricano non converte e si prosegue ad oltranza. Mentre crollano quasi tutti i record di durata, non ci sono più sussulti fino al game numero 35: sul 17-17 Isner va sotto 15-40 ma si salva ancora una volta con quattro punti consecutivi. Nessun nuovo sussulto, intanto vengono superate le sei ore di gioco, ma l’equilibrio non si spezza. Altro momento che poteva essere decisivo nel game numero 43, quando Isner prima si trova sotto 0-30, poi si fa trascinare ai vantaggi, ma si salva senza concedere palle break. L’americano si trova sotto 0-30 anche nel 45° gioco, ma infila quattro punti e sale 23-22. La storia si ripete ancora nel game numero 47, con eguale epilogo. Lo statunitense non può cavarsela in eterno e così sul 24-24 la rimonta da 0-30 non riesce: Anderson si porta 0-40 e alla seconda opportunità sale 25-24 andando finalmente al servizio per il match, dopo aver inseguito per tutto il parziale. Il sudafricano non tradisce, cede un solo 15 e chiude 26-24 guadagnandosi un posto in finale.





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Foto: Profilo Twitter US Open

robertosantangelo@oasport.it

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