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Wimbledon 2018: la resurrezione di Novak Djokovic. Dopo mesi di sofferenze il serbo si ritrova in Finale e domani…

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Queste sono le partite per cui cominci a giocare e per cui vivi. Con queste parole, rotte anche da un po’ d’emozione, che Novak Djokovic accoglie la vittoria nella sfida in “due atti” contro il numero uno del mondo Rafael Nadal, in un match durato complessivamente 5 ore e 14 minuti di partita, centrando la Finale di Wimbledon.

C’era da aspettarselo, tra Nole e Rafa è sempre così ed il 52° episodio della saga ha sorriso al serbo. Una lotta strenua, dando sempre tanta profondità ai colpi e giocando con coraggio e freddezza nei momenti decisivi del quinto parziale, quello dell’all-in per i due contendenti.

Novak è stato il migliore, ha saputo tenere botta al pressing di Nadal e, per contro, ha fatto vedere alcune giocate che, negli ultimi mesi, erano finite un po’ nel dimenticatoio. Non è certo un mistero quanta sofferenza sia costata al fuoriclasse slavo questo periodo. L’infortunio al gomito e le difficoltà nei Masters 1000 americani sono ora un lontano ricordo per un tennista che si presenta sul campo di Church Road, nell’atto conclusivo, per la quinta volta.

Il confronto con il sudafricano Kevin Anderson, sulla carta, dovrebbe essere favorevole: 5 vittorie ad 1, due delle quali sull’erba londinese nel 2011 e nel 2015, quando Nole ha trionfato. Ma contro questo Anderson non ci si potrà di certo rilassare. Chiedere a Roger Federer, già pronto a suonare la sua nona sinfonia ed estromesso impunemente al quinto set dal maratoneta di Johannesburg, in campo altre 6 ore 36 minuti contro John Isner, entrando nella storia del torneo (semifinale più lunga di sempre a Church Road).

Ne vedremo delle belle e scopriremo se la tradizione si confermerà o meno.

 

 





Foto: Neale Cousland / Shutterstock.com

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