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Wimbledon 2018: poche sorprese dalle semifinali femminili. Tra la forza di Serena, la solidità della Kerber, il remake della finale 2016

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Chi si aspettava fuochi d’artificio per le semifinali femminili è rimasto deluso. In poco più di tre ore, il Centre Court le ha esaurite entrambe sotto un bel sole londinese. Tutto è andato come doveva andare, e sembra di essere tornati a due anni fa, a quell’8 luglio 2016 che ha visto affrontarsi in finale Serena Williams e Angelique Kerber. Saranno di nuovo loro a giocarsi l’ultimo atto: a queste due finali di Wimbledon, dobbiamo aggiungere quella degli Australian Open 2016, che lanciò la Kerber verso un anno da numero uno del mondo.

Poteva esserci una finale tutta tedesca, che invece sarà tedesca solo a metà. Quella metà, la Kerber l’ha ottenuta perché ha giocato in modo solido, confermando una volta di più che il 2017 va annoverato alla voce “parentesi negativa”. La continuità, da parte sua, era la chiave preannunciata della partita, e tale è stata, perché la Ostapenko, dal break point che l’avrebbe potuta portare sul 4-2 nel primo set, è sparita, per ritornare a buoi scappati e sotto 6-3 5-1 (sebbene le sia mancata una risposta per tornare sotto 5-4 e servizio nel secondo set; quella risposta e la successiva, più dello scambio sul match point, l’hanno davvero condannata). Per la nativa di Brema, ora, il problema del timore dell’avversaria non si porrà, perché già tante volte ha affrontato Serena e già due volte l’ha battuta.

L’altra metà tedesca era Julia Goerges. A quasi trent’anni e con una buonissima carriera alle spalle, ha raggiunto sui prati, che pure non sono ciò che preferisce, il massimo risultato della sua carriera. C’è chi rimane schiacciato dalla responsabilità di arrivare tanto avanti, ma lei non ha avuto questo problema. Basta vedere il game che, in teoria, avrebbe dovuto chiudere subito l’incontro: è rimasta aggressiva, ha ottenuto il break. Poi, però, dall’altra parte c’era Serena Williams. E Serena, pur tornata dalla maternità, è ancora sulla strada del 24° Slam, di una storia che la renderebbe uguale alla sola Margaret Court. In questo torneo, ha saputo alzare il livello partita dopo partita: le sue intenzioni sono diventate molto chiare negli ottavi, con Kristina Mladenovic a testimoniare. Non c’è alcun dubbio sul fatto che sia lei la favorita; oltretutto, in quest’edizione dei Championships Serena sembra anche libera dalla pressione di dover fare per forza risultato. E questa, per la Kerber, potrebbe non essere una buona notizia.

Due parole anche su Lorenzo Musetti: ha giocato i quarti del torneo junior, ha retto bene per due set contro il padrone di casa Jack Draper e poi ha ceduto di schianto nel terzo. Guai, però, a definire questo un risultato negativo. Musetti ha 16 anni e un futuro davanti. Il solo augurio che si può fare è di non vedergli calare sulle spalle la responsabilità di arrivare a ogni costo. Non gli serve: va lasciato crescere lontano dai riflettori. Per quelli, ci sarà il giusto tempo.

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Foto: Leonard Zhukovsky / Shutterstock.com

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