Basket
Basket, Manu Ginobili si ritira a 41 anni. La leggenda d’Argentina tra Reggio Calabria, Virtus Bologna e San Antonio Spurs
Che il giorno del ritiro fosse vicino era chiaro da anni. Ma lui resisteva, totalmente incurante dell’incedere del tempo. Resisteva, e a 37 anni schiacciava ancora in finale NBA facendo urlare i telecronisti di mezzo mondo. Oggi quel giorno è arrivato. I punti del 63-77 in gara-5 del primo turno di playoff contro i Golden State Warriors rimarranno i suoi ultimi. Gli assist per Bertans e Aldridge nella vana rimonta dell’ultimo quarto rimarranno gli ultimi. Manu Ginobili, leggenda del basket argentino e mondiale, si ritira.
Today, with a wide range of feelings, I'm announcing my retirement from basketball. IMMENSE GRATITUDE to everyone (family, friends, teammates, coaches, staff, fans) involved in my life in the last 23 years. It's been a fabulous journey. Way beyond my wildest dreams. pic.twitter.com/3MLCUtmd6K
— Manu Ginobili (@manuginobili) August 27, 2018
Con Ginobili, esce di scena un pezzo di poesia del basket, oltre a uno degli ultimi pezzi rimasti della Generacion Dorada che portò l’Argentina verso vette mai sperimentate prima: l’oro olimpico di Atene 2004 (nella finale contro l’Italia), il bronzo quattro anni più tardi a Pechino, le due vittorie sugli USA (una ai Mondiali di Indianapolis 2002, l’altra nella semifinale olimpica del 2004).
Riavvolgiamo un pochino il nastro: nato a Bahia Blanca il 28 luglio 1977, Manu Ginobili ha iniziato la carriera professionistica nella sua Argentina, prima nell’Andino (di La Rioja), poi proprio nell’Estudiantes de Bahia Blanca. Fino al 1998 resta lì, poi viene chiamato in Italia dalla Viola Reggio Calabria allora allenata da Gaetano Gebbia. La Viola è in quel momento in Serie A2: lui la riporta al piano di sopra sfiorando i 18 di media, cosa che rimane praticamente identica anche l’anno successivo, quando arriva un altro che Manu ritroverà nell’Argentina d’oro del 2004 (e sarà pure importante nella finale): Alejandro Montecchia. La Viola arriva fino ai quarti, eliminata dalla Virtus Bologna. Ed è proprio la formazione bianconera a volere quel fenomeno in divenire, il cui talento esplode nella stagione del Grande Slam (campionato, Coppa Italia ed Eurolega) dell’allora Kinder, una squadra con un talento ai tempi praticamente esagerato tanto per l’Italia quanto per l’Europa. Mentre il connazionale Sconochini (a proposito di ori olimpici del 2004…) cambia aria, lui resta ancora un anno e sfiora un’altra Eurolega sotto la guida di Ettore Messina; a fermare le V nere, però, ci pensano Bodiroga, Kutluay e il Panathinaikos, nella prima Final Four dell’Eurolega targata ULEB, organizzata peraltro proprio a Bologna.
Passo indietro: nel 1999 l’uomo di Bahia Blanca viene chiamato al draft con la scelta numero 57 dai San Antonio Spurs. Sul momento, di là dall’oceano, nessuno capisce la scelta di RC Buford (che, peraltro, lascia il giocatore in Europa, come abbiamo visto). Quando, tre anni dopo, Ginobili arriva in NBA, la mossa viene capita eccome: lui e la sua mano sinistra cominciano a essere notati fin dal primo anno in maglia Spurs, quello del secondo anello di quella che diventerà un’autentica dinastia, con lui, Tony Parker e Tim Duncan a fare da trait d’union per tutto il tempo, assieme ovviamente all’inamovibile Gregg Popovich. Costantemente oltre la doppia cifra di media per 12 stagioni, l’argentino è stato praticamente sempre intorno ai 4 assist per partita per tutto questo tempo, toccando punte di quasi 5 negli anni migliori della sua carriera americana, che vanno dal 2007 al 2009. Parlano per lui, ma sono insufficienti a parlare di lui, i quattro anelli conquistati con gli Spurs, un titolo di miglior sesto uomo della NBA, l’oro olimpico, i due All Star Game giocati. Ha parlato per lui Ettore Messina quando, 4 anni fa, causa indisposizione di Popovich, si ritrovò a guidare San Antonio in una vittoria sugli Indiana Pacers per 106-100. Quella partita, manco a dirlo, l’aveva decisa Ginobili. E Messina parlò così: “Devo a Manu un’altra vittoria, onestamente non avevo pensato al fatto di essere il primo europeo ad allenare nella Lega”. Di rimando, Manu disse: “Sembrava il 2001, con Ettore ad urlare dalla panchina”. Deja-vu di uomini diventati Storia di questo sport.
Resta solo da dire grazie a Emanuel Ginobili da Bahia Blanca per tutto il basket che ha portato in giro per il mondo.
Con una gran mezcla de emociones les cuento que decidí retirarme del básquet. ENORME GRATITUD para mi familia, amigos, compañeros, DTs, staff, aficionados y todos los que fueron parte de mi vida en estos 23 años. Fue un viaje fabuloso que superó cualquier tipo de sueño. GRACIAS! pic.twitter.com/FtFqpTwFRq
— Manu Ginobili (@manuginobili) August 27, 2018
CLICCA QUI PER TUTTE LE NEWS SUL BASKET
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
Credit: Ciamillo